C’è una sorta di “filo rosso” che accomuna più di 5000 comuni italiani, che sono il pilastro del nostro Paese, ed è la rete dei Cammini: un viaggio di 15.400 chilometri per la penisola e le isole, attraverso 1435 comuni, tra cui 944 piccoli comuni, il 66% di quelli coinvolti nella rete degli itinerari, che trova circa duemila beni culturali e 179 produzioni DOP/Igp, di cui l’86% nei piccoli centri. Questi ultimi sono 5.498 in Italia alla data de 31/03/2019, su un totale di 7.914 comuni. Essi costituiscono, quindi, il 69,5% dei comuni italiani. Il percorso è descritto nel Rapporto “Piccoli comuni e cammini d’Italia”, realizzato dalla Fondazione Symbola e dalla Fondazione Ifel (Istituto per la finanza e l’economia locale) mostrato in una videoconferenza stampa con il ministro per i Beni Culturali, Dario Franceschini, il presidente del Consiglio nazionale Anci, Enzo Bianco, il presidente di Coldiretti, Ettore Prandini, e i presidenti di Tci Franco Iseppi; Federparchi Giampiero Sammuri; Uncem Marco Bussone e con Sandra Bonfanti di Legambiente.
Una volta illustrati i piccoli Comuni italiani attraverso le tipicità Dop/Igp e gli Appennini, la Fondazione Symbola insieme alla Fondazione Ifel, esplora i cammini d’Italia per indagare l’importanza e le potenzialità dei piccoli Comuni: autentici cantieri di diversità culturale e territoriale. Dentro questa rete i Cammini d’Italia rappresentano un network di itinerari che unisce tradizioni, natura, bellezza ed economia a misura d’uomo.
I Cammini rappresentano una possibilità di valorizzazione turistica e culturale e di sviluppo locale per le città d’arte di medie e grandi dimensioni, ma in particolare per i piccoli centri e per quelle realtà che hanno la possibilità di sfruttare i benefici della legge sui Piccoli Comuni (la n. 158 del 6/10/2017, conosciuta anche come legge Ralacci), che prevede soluzioni e strumenti per rendere più efficaci i servizi territoriali e valorizzare, in particolar modo, le tipicità artigianali ed enogastronomiche e il recupero, la riqualificazione e la messa in sicurezza dei centri storici.
Si tratta di zone a cui oggi ci si rivolge con uno sguardo nuovo grazie alla loro salubrità, alla qualità ei paesaggi, al distanziamento fisico non costrittivo ma come condizione connaturata di tali luoghi, per le loro piccole dimensioni e per la loro prossimità. Le possibilità presentate dai Cammini d’Italia sono molteplici: dai parchi nazionali e regionali, ai fiumi, ai boschi e foreste, ai paesaggi agrari, ai laghi, ai borghi, alle abbazie, ai santuari, ai monasteri, alle fortezze e ai castelli.
"In Italia si deve puntare sul turismo sostenibile, non su quello 'mordi e fuggi'. E' da tempo che si lavora al progetto di decongestionare le grandi città a favore dei piccoli centri e questo, è possibile farlo promuovendo un turismo alto, lento, colto che valorizzi le migliaia di borghi, bellezze artistiche e architettoniche sparse per tutta l'Italia. Un turismo come quello dei Cammini perchè c'è un reticolo di Cammini fantastico che tocca quasi tutte le regioni italiane e che va potenziato per far ripartire l'economia anche dei centri più abbandonati. Quando si rilancia un Cammino, infatti, si ripopola l'intera zona, si riaprono le attività, riparte il territorio. Rilanciare i "Cammini d'Italia" è dunque un grande progetto culturale, ma anche economico. E' una grande opportunità", dichiara Franceschini.
I 44 itinerari rappresentano solo l’inizio, afferma il presidente di Symbola, Ermete Realacci, perché è necessario cogliere le possibilità di Cammini, specialmente in periodo di crisi come questo. Mediante i Cammini è possibile rafforzare la funzione ed il presidio dei piccoli comuni sul territorio. Cultura, tradizione, bellezza, unione, rinnovamento e creatività rappresentano le parole chiave di un’economia più a misura duomo. “Piccoli comuni e cammini d’Italia” è un percorso che coinvolge 1.435 comuni in ogni regione, dall’Alto Adige alla Sardegna, dall’Abruzzo alla Calabria. Un viaggio che permette di andare alla scoperta di più di 2.000 beni culturali e di degustare 179 produzioni DOP/IGP, conclude Realacci.