L’occasione è stata la Tavola rotonda virtuale dedicata alla meeting e live communication industry durante la quale si confrontano diversi attori della filiera uniti tutti da uno scopo comune: rilanciare il business degli eventi, spegnendo gli schermi e riaccendendo gli incontri. Presenti: Alessandra Albarelli, Presidente Federcongressi&eventi e Portavoce Istituzionale #ItaliaLive; Giovanni Bastianelli, Direttore Esecutivo ENIT Italia; Franco Gattinoni, Portavoce Istituzionale Ripartiamo dall’Italia; Enrico Jesu, Presidente MPI Italia; Giovanni Laezza, Presidente AEFI - Associazione Esposizioni e Fiere Italiane; Marina Lalli, Presidente Federturismo Confindustria; Giulio Mogol, Autore e Presidente SIAE; Luca Patanè, Presidente Confturismo; Paul Vandeventer, President & CEO MPI International; ha moderato Alessia Di Raimondo, VP Communication MPI Italia Chapter.
Ad accendere la miccia sulle polveri è stato l’intervento diretto, schietto e spazientito del presidente di Confturismo Luca Patanè rivolto all’amico di vecchia data Giovanni Bastianelli lì a rappresentare l’Enit, soggetto questo, delle critiche, di Patanè:
“Gli imprenditori del settore, almeno quelli presenti nella video conferenza, non hanno ancora capito cosa ha fatto l’Enit negli ultimi 10 anni e quelli che l’hanno capito sono consapevoli che così com’è non serve alle imprese che fanno turismo. La promozione del sistema Italia, fatto per le imprese, è uguale a zero. Se invece l’Enit lavora per le regioni allora è giusto” ha esordito Patanè. Poi si tocca il tasto dolente, quello della rappresentanza delle imprese nel CdA dell’Enit. Nel Dl rilancio appena varato, è stata inserita una norma che prevede il cambiamento della governance dell’Enit; nella penultima versione del DL erano previsti 5 consiglieri ( con un rappresentante delle imprese) e la nuova figura dell’amministratore delegato. Poi nella stesura approvata, sono ritornati i soli 3 consiglieri senza il rappresentante delle imprese. Patanè entra nel dettaglio: “Palmucci persona che viene dalle agenzie, dal nostro settore, non è qui presente ma hanno messo ancora una volta un burocrate che rappresenta le regioni calpestando ancora una volta la potenzialità delle imprese ad essere presente a questo incontro. Un Enit così a me non serve; allora tassiamoci tra imprese e creiamo un nostro organismo di promozione continua ma senza passare attraverso lo Stato perchè non ci rappresenta. L’ enit è nata nel 1920 in era fascista ed ha avuto sempre un rappresentate delle imprese del turismo. I dati che l’Enit raccoglie a chi li da’? chi li ha mai visti? chi li ha utilizzati? L’Enit è uno stipendificio, va bene alle regioni ma a noi no. Non serve a niente abbiamo bisogno di un sistema più agile a sostegno del business; un sistema di promozione, così come lo fa l’Enit, non ci rappresenta , lo paghiamo con le tasse degli italiani ma non ci rappresenta.
Interviene Bastianelli sottolineando il legame di amicizia di lunga data che lo lega professionalmente a Patanè, così forte da attenuare la “franchezza “ delle critiche che Patanè a rivolto all’Enit tramite Bastianelli. “ Luca Patane è presidente di una associazione che ho fatto io e dove abbiamo fatto assieme un percorso professionale. Da dove siede Patanè adesso vengo io; lì ho partecipato per tanti anni, vengo da quel mondo, mio nonno faceva l’albergatore. Nella mia vita ho fatto solo il sindacalista delle imprese”. Prosegue Bastianelli affrontando il tema Enit: “Non mi ritrovo nelle cose che Luca Patanè ha detto riguardo all’Enit . Bisogna conoscere le cose di cui si parla, se non si conoscono bisogna chiedersi se non si sono approfondite abbastanza per poterne parlare. L’enit non è uno stipendificio; prima del mio arrivo avevamo 70% per il personale e 30% per le spese di promozione. Da l’anno scorso, il rapporto si è invertito (forse perchè sono aumentati gli stanziamenti e doverosamente spalmati sulla promozione? ndr).
Poi il riferimento al DL rilancio con il cambio della governance dell’Enit: “Palmucci non è stato ancora cambiato come presidente, credo che rimarrà, intanto andiamo avanti così. Non so cosa succederà in futuro”. “Nel Confronto con i due nostri maggiori competitors Francia e Spagna, - prosegue Bastianelli - l’Enit ha 1/3 del personale dell’ente del turismo della Spagna e 1/3 di quello francese, quindi spende meno; ma quello che vale è il livello di produttività ( chi è più produttivo? ndr). Noi lavoriamo per le regioni che per il titolo V della Costituzione, hanno l’esclusiva competenza sulla materia turismo. II raccordo ed il tramite con le regione è istituzionale, spetta poi alle singole regioni dialogare con le imprese. Un rappresentante dell’imprese in Enit c’è sempre stato in questi 100 anni.
All’origine delle tensioni tra il direttore generale di Enit e le associazioni di categoria c’è anche l’ipotesi di una nuova governance per l’agenzia, contenuta in un articolo del DL Crescita ed ora in discussione alla Camera: una “riforma della riforma” del 2014 (anche quella targata Franceschini) che in questi anni ha mostrato tutti i suoi limiti. I problemi dell’Enit, infatti, sono rimasti intatti: inefficienze, gravi lacune nei controlli ministeriali, assenza di procedure per la verifica delle spese di funzionamento e del rapporto costi/risultati.
Grava in questa situazione la discutibile scelta del MIBACT di non prevedere la presenza nel nuovo CdA dell’agenzia di un rappresentante delle imprese di settore.