Ieri mattina il presidente del Parlamento Europeo David Sassoli ha incontrato a Bruxelles il presidente della Siae (Società Italiana degli Autori ed Editori) Giulio Rapetti, in arte Mogol, a distanza di sei mesi dall'approvazione da parte dell'Europarlamento, avvenuta lo scorso 26 marzo, della Direttiva sul diritto d'autore nel mercato unico digitale. Dall'incontro è emersa, riferisce la Siae in una nota, una totale condivisione rispetto alla necessità di adottare rapidamente la Direttiva anche in Italia per proteggere il lavoro di tutti i creativi dallo sfruttamento incondizionato e gratuito da parte di tutti i maggiori colossi del Web.
La Direttiva sul diritto d'autore nel mercato unico digitale stabilisce, in due dei suoi articoli più importanti, che le piattaforme online sono responsabili dei contenuti che gli utenti caricano e che gli editori hanno il diritto di chiedere a terzi un’adeguata remunerazione per lo sfruttamento online dei propri contenuti a fini commerciali. Risulta necessario che la Direttiva venga al più presto recepita in Italia per - spiega Rapetti - “difendere la cultura e cercare di far in modo che vengano pagati i diritti di autore da tutti, anche dai miliardari, anzi soprattutto dai miliardari”. “Mi chiedo - continua il presidente della Siae - e chiedo al Parlamento italiano, se sia ancora accettabile che questi giganti continuino a guadagnare cifre miliardarie sulle spalle dei creativi, oltre che di chi paga le tasse. Senza diritto d'autore, che è il diritto del lavoro quotidiano di chi crea, la cultura muore, e con lei muore anche l'identità del nostro Paese”. È bene ricordare che i parlamenti degli Stati dell'Unione Europea hanno tempo fino al 2021 per adeguarsi alla disposizione, ma Sassoli auspica che i processi di adeguamento vengano completati quanto prima perché - afferma - “dobbiamo fare in modo che nello spazio europeo decidano gli europei”.
L'unico Paese europeo che adotterà la Direttiva entro breve, il prossimo primo ottobre, è la Francia, la quale però dovrà fronteggiare le “contromisure” subito prese da una delle aziende più famose in fatto di servizi online, Google, che proprio dal primo ottobre - ha fatto sapere al governo d'oltralpe - indicizzerà solo titolo e link degli articoli dai siti di notizie francesi per non pagare gli editori, a meno che - specifica - gli editori stessi non diano gratuitamente il loro consenso a procedere diversamente. Richard Gringrass, vicepresidente di Google News, ha così motivato la decisione: “Non accettiamo pagamenti da nessuno per essere inclusi nei nostri risultati. Sì, vendiamo pubblicità, ma non risultati di ricerca e le pubblicità sono chiaramente presentate come tali”. Il ministro francese per la Cultura, Franck Riester, ha criticato la scelta della società sostenendo che la sua mossa è contraria alla “spirito e al testo” della normativa che entrerà in vigore.