Ieri giovedì il Consiglio dei ministri, su proposta del presidente Giuseppe Conte e dei rispettivi Ministri, ha approvato cinque regolamenti, da adottarsi con altrettanti decreti del Presidente del Consiglio dei ministri; tra questi è stato approvato il regolamento di organizzazione del Ministero per i beni e le attivita' culturali, degli Uffici di diretta collaborazione del Ministro e dell'Organismo indipendente di valutazione della performance. “Le norme di riorganizzazioni approvate mirano a potenziare l'efficienza, contenere la spesa e razionalizzare la governance dei quattro Ministeri coinvolti, eliminando alcune distribuzioni di competenze, il frazionamento di funzioni, la sovrapposizione e la duplicazione di attività e calibrando le dotazioni in termini di uffici e personale sull'entità dei compiti assegnati”. E’ il comunicato emesso ieri da Palazzo Chigi.
I cambiamenti piu importanti, rispetto alla riorganizzazione del precedente ministro Franceschini, riguardano:
- I musei autonomi con una direzione di livello generale, rimangono 10 mentre scendono a 19 (3 in meno) i musei con la direzione di livello non generale. Perdono l’autonomia, le Gallerie dell'Accademia di Firenze, il parco archeologico dell'Appia Antica a Roma (il direttore Quilici aveva firmato il contratto da pochi giorni) e e il Museo Nazionale Etrusco di Villa Giulia a Roma; si salva dal “taglio” il Castello di Miramare con il suo museo, inizialmente presente nell’elenco dei musei esclusi dall’autonomia. Salvo pure il Polo museale dell’Eur (6 musei) fino a ieri inserito nella lista dei 4 esclusi “sacrificato” al posto del Castello di Miramare.
- La nascita della nuova direzione generale per i contratti che porta a 13 il numero delle direzioni generali centrali, tutte sotto il controllo del segretario generale, al quale faranno riferimento anche 11 direzioni generali periferiche (gli istituti dotati di autonomia). La direzione accentrera' tutte le procedure e sara' stazione appaltante per tutti gli uffici centrali del Mibac e, oltre una certa soglia, anche per quelli periferici.
- Ridenominazione della direzione per l'arte contemporanea e l'architettura, che diventa "per la creativita' e la rigenerazione urbana" in modo da poter includere cosi' anche i nuovi servizi per moda, design e arti applicate.
- Stretta sui prestiti e sulla circolazione delle opere. Gli uffici esportazione "escono" dalle soprintendenze.
- Vengono istituiti i “segretariati distrettuali” al posto dei segretariati regionali che diminuiscono di numero ed aumentando per ciascuno, la dimensione del territorio di competenza. Anche i segretariati distrettuali riportano contabilmente al segretario generale.
Nella relazione illustrativa e quella tecnica che accompagnano il decreto, si legge che "il disegno organizzativo generale del ministero non ha subito modificazioni sostanziali" e si evidenzia che la riforma e' stata fatta a costo zero. Le esigenze di una riforma, spiega la relazione, sono così individuate: la necessita' di rafforzare i poteri del segretario generale (il capo non politico del ministero), la digitalizzazione, la valorizzazione dei settori della creativita' italiana, il rafforzamento delle competenze in tema di concessioni e partenariato pubblico/ privato, rendere piu' efficienti norme e tutele per la circolazione dei beni culturali.
Le critiche riguardano il declassamento dei 4 musei, poi diventati 3, che perdono l’autonomia; tra tutti le Gallerie dell'Accademia di Firenze, dove alle lamentele locali si aggiunge la perplessita' di voci autorevoli come quella dell'ex ministro ed ex direttore dei Musei Vaticani Antonio Paolucci “Io non sono mai stato un sostenitore della riforma Franceschini, l'ho scritto e detto piu' volte, e ho sempre pensato che fosse necessario un intervento di rettifica: non vorrei pero' che le rettifiche, le modifiche, facessero piu' danno della legge stessa che vorrebbero migliorare"."Mantengo il giudizio sospeso, voglio vedere esattamente quali saranno le reali decisioni del ministro Bonisoli", ha aggiunto Paolucci, a margine della presentazione a Firenze del volume 'L'Eredita' di Stefano Bardini.
Anche gli esperti dell'Irpa, istituto di ricerche sulla pubblica amministrazione, individuano che nel nuovo testo almeno "quattro gravi novita'", ovvero, come spiega all'ANSA il presidente Lorenzo Casini professore ordinario di diritto diritto amministrativo e “autore” della riorganizzazione di Franceschini, "l'ipertrofia del centro, la mortificazione della amministrazione periferica, l'indebolimento del sistema museale, il caos in materia di esportazioni". Non solo, il decreto per la riorganizzazione del ministero del Collegio Romano non e' stato sottoposto all'esame del Consiglio superiore dei beni culturali: non era obbligatorio, certo, ma e' la prima volta che succede. Uno sgarbo, insomma, nei confronti del parlamentino Mibac appena insediato che pure aveva chiesto formalmente di poter esaminare il testo del provvedimento prima che questo venisse portato all'attenzione dei ministri riuniti.
"Il decreto di riorganizzazione del Ministero per i Beni e le Attività Culturali, approvato ieri sera in Consiglio dei Ministri, è stato inviato, come da prassi, alla Corte Conti": lo comunica il Ministro Alberto Bonisoli, che chiarisce ”vi sono alcuni elementi di novità. Maggiore attenzione ai territori, la cancellazione di inutili sovrapposizioni attraverso l'eliminazione di duplicati e funzioni doppie per una migliore azione amministrativa, ottimizzazione ed razionalizzazione della spesa, superando i confini amministrativi e legando tra di loro situazioni e siti secondo una logica tematica”.