Il turismo italiano sta attraversando una crisi senza precedenti, come dimostra il dato sugli occupati, precipitato a un quinto della normale forza lavorativa del settore. E' poi "assurdo" parlare di sold out a Ferragosto, visto il vuoto pneumatico delle citta' d'arte, orfane non solo di americani, russi, cinesi, giapponesi e sudcoreani ma anche europei, visto le limitazioni e il caro voli. Infine ci si deve davvero augurare che il decreto Rilancio 2 prima e il Recovery Fund dopo contengano non misure generiche, ma "tagliate" specificatamente per il turismo. E' il senso della conversazione a tutto tondo che il presidente di Federterme Confidustria Massimo Caputi ha avuto con l'ANSA. Caputi sottolinea la tragica situazione delle citta' d'arte: "C'e' il vuoto assoluto, anche su mete da cui non ci aspetta un tracollo. Roma e' vuota, siamo passati da 200 mila turisti al giorno a zero, al nulla, e' impressionante. Questi sono dati inequivocabili. Basta affacciarsi a via del Corso a Roma, la si vede vuota dall'inizio alla fine mentre prima era un unico serpentone di gente". Sulla crisi profonda delle città d’arte, la conferma alle parole di Caputi arriva da Confesercenti, che lancia l’allarme sui risultati di una analisi dei dati basata sulle previsioni di Tourism economics. L'assenza dei turisti stranieri sta mettendo in ginocchio l'economia delle città d’arte italiane, in particolare di quelle maggiori. Maglia nera è Venezia, seguita nell’ordine da Roma, Firenze, Milano e Torino; insieme valgono oltre un terzo del turismo italiano e si apprestano a perdere nel 2020 quasi 34 milioni di presenze turistiche dall'estero che causeranno una perdita di 7 miliardi di euro circa di spese turistiche complessive, di cui 4,9 miliardi a carico del settore alloggio, della ristorazione e delle attività commerciali e dei servizi. ''Il turismo sta pagando un prezzo molto alto per l'emergenza scatenata dal Covid. Un duro colpo che si avverte in modo particolare nelle grandi città d’arte. Qui il combinato disposto di frenata dei viaggiatori e allungamento del lavoro agile rischia di far saltare i sistemi imprenditoriali locali. Soprattutto quelli legati alla spesa turistica: dai ristoranti ai bar, fino ai negozi dei centri storici'', spiega Patrizia De Luise, Presidente nazionale Confesercenti.
Non manca il grido d’allarme di Federalberghi per voce del suo presidente Bernabò Bocca: "I dati del mese di luglio parlano da soli e sono ben lontani dalla narrazione favolistica che qualcuno si ostina a rappresentare”. Stando ai dati diffusi dall'Osservatorio turistico alberghiero di Federalberghi, che da oltre trent'anni monitora mensilmente il mercato, si registra un crollo vertiginoso anche nel mese di luglio, con un calo delle presenze del 51%. Gli stranieri continuano a latitare (meno 76,4%) e il calo a doppia cifra interessa anche gli italiani (meno 24,5%). Ancor più tragico è il consuntivo dei primi sette mesi: nel periodo che va da gennaio a luglio le presenze sono calate del 67%, con una riduzione del 57,5% dei turisti italiani e del 76,7% dei turisti stranieri. Ad oggi, le strutture turistico ricettive italiane hanno perso oltre 159 milioni di presenze, e le proiezioni sull'intero 2020 dicono che ne andranno in fumo ulteriori 116 milioni. "Una tale catastrofe - sottolinea Bocca - non può essere curata con i pannicelli caldi che abbiamo intravisto nelle bozze del decreto che il Governo si appresta ad emanare".