Al via la mostra “Etruschi. Viaggio nelle terre dei Rasna”, l’esposizione tanto attesa e ospitata dal Museo Civico Archeologico di Bologna fino al 24 maggio 2020. Raccoglie 1400 reperti provenienti da 60 musei per costruire un itinerario nella terra dei Rasna (come si definivano gli etruschi) e riscoprire le nostre origini.
A distanza di 20 anni dalla grande mostra “Principi etruschi fra Mediterraneo ed Europa”, questa esposizione mostra le novità raccolte da scavi e studi degli ultimi anni, 1400 reperti, anche inediti, provenienti da 56 musei italiani e solamente 4 stranieri (British Museum di Londra, Musée du Louvre di Parigi, Museé Royal d’Art e d’Histoire di Bruxelles, Ny Carlsberg Glyptotek di Copenhagen).
«Una mostra da ricordare», la definisce l’assessore Matteo Lepore, durante la presentazione dello scorso 7 dicembre. La grande esposizione ha richiesto tre anni di duro lavoro preparatorio – vedendo coinvolti: l’Istituzione Musei in collaborazione con la Cattedra di Etruscologia e Archeologia Italica dell'Alma Mater Studiorum di Bologna e Electa, sotto l'Alto Patronato del Presidente della Repubblica – ci si aspetta perciò un grande riscontro dal pubblico.
Il punto forte dell’esposizione è la gradevolezza del percorso definita dall’allestimento di Panstudio; attraverso l’uso di colori simbolici e pareti a specchio, lo studio di architetti bolognese, ha ricostruito un labirinto espositivo che conduce il visitatore in un vero e proprio “viaggio” nel tempo dei Rasna.
Paola Giovetti, responsabile dell’Archeologico, racconta che “non è stato semplice individuare la chiave della mostra e che alla fine la parola vincente è risultata viaggio”, una metafora emblematica per raccontare l’Etruria non solo come territorio storico – di mediazione tra il Mediterraneo e l’Europa – ma anche come luogo attuale in cui riconoscere le proprie radici e origini.
Il percorso si divide in tre tappe principali: una prima parte (preparatoria al viaggio) per conoscere storia e cultura del popolo etrusco attraverso reperti fortemente identificativi; poi l’esposizione vera e propria - dove si compie il viaggio – dedicata alla storia dei Rasna dal punto di vista cronologico e geografico; infine l’ultima sezione, dedicata all’Etruria padana, dove è possibile riscoprire l’origine e l’identità di Bologna, la città che fonti antiche chiamavano – non a caso – “Princeps Etruriae”.
Questa mostra riafferma l’identità precisa della città e del museo che la ospita, a Bologna infatti era già presente una collezione permanente relativa agli Etruschi, che fa parte del patrimonio culturale dei cittadini. “Siamo tutti etruschi” è stato affermato durante la presentazione, perché il capoluogo emiliano non era solo un luogo etrusco, ma il cuore dell’Etruria. È proprio ai Resna che si deve la fondazione e la struttura sociopolitica della città.
Le novità sono due: la grande attenzione che viene posta a zone finora poco frequentate come quelle del centro-sud e l’infrangimento dei luoghi comuni sugli etruschi - come sottolinea Giuseppe Sassatelli, ordinario di Etruscologia e Archeologia Italica dell’Università di Bologna - legati al mistero della lingua, alla libertà delle donne e al piacere del vino per concentrare l’attenzione del visitatore su quell’incredibile realtà che è stata la grande Etruria.