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  •  03/07/2020
Lorenzo Maria Lucenti

Il Turismo italiano continuerà a versare in miseria se l’intervento del governo non sarà a sostegno delle attività del settore che riaprono. La soluzione è una: sgravi sui contributi. È questa la fotografia fatta dal presidente di Federalberghi Bernabò Bocca, che si evince dall’intervista che ha rilasciato per Il Carlino.

L’estate che si prospetta non è delle più floride. Anche con il bonus vacanze, contenuto nel decreto Rilancio n.34/2020, la situazione non sembra delle migliori. Proprio il bonus, che dovrebbe incentivare gli italiani a prendersi delle vacanze sul territorio nostrano, non aggrada gli albergatori, forse perché il meccanismo non è stato ancora compreso affondo da tutti.

Ad oggi, secondo Bocca, il fatturato delle strutture ricettive avrà un crollo del 60-70% e, per ovviare ai costi troppo onerosi, molte delle strutture hanno deciso di rimanere chiuse fino a gennaio 2021. «Il 60% ha già aperto, - ha dichiarato Bocca - il 20% aspetta settembre e il resto attende speranzoso il 2021. È una lotta per la sopravvivenza».

Dobbiamo prendere atto che il flusso turistico quest’anno sarà inferiore. Gli statunitensi ce li dobbiamo scordare. Per ora abbiamo solo il mercato nazionale ed europeo e la vicinanza di confine aiuterà soprattutto il nord Italia.

I turisti, per evitare possibili complicazioni dovute al Covid, preferiranno partire con la propria macchina. «La riviera romagnola – ha chiarificato Bocca - risentirà meno della crisi, perché alla fine arriveranno molti tedeschi». Al contrario, le regioni meridionali come la Calabria avranno difficoltà nel convogliare il flusso turistico del Nord Europa.

Per Bocca la soluzione è «dare dei vantaggi a chi riapre, come offrire degli sgravi sui contributi». Con questo sistema, lo Stato ne uscirebbe vincente e più ricco perché andrebbe a ridurre i costi della cassa integrazione. Inoltre, farebbe bene anche all’immagine del nostro paese: una città con gli alberghi aperti, è una città sicura.

Bocca non è l’unico a preoccuparsi del settore turismo; anche Marina Lalli, presidente di Federturismo ha esposto la sua preoccupazione per la necessità di intervenire direttamente sulle aziende, attraverso «sistemi di assunzione, […] con misure specifiche di aiuto». Secondo le stime, un’azienda su quattro rischia di chiudere entro l’anno.

Ha affrontato l’argomento turismo in crisi anche il presidente di Civita Luigi Abete: l’intervento è necessario, ma sul paradigma che si sta adottando. Stando ad Abete, le politiche del turismo e della cultura, anche se sotto lo stesso ministero, «sono del tutto separate». Questa divisione va a ridurre l’efficacia del lavoro che si svolge.


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