Vittorio Sgarbi, noto critico d’arte e politico, è accusato di aver autenticato opere false attribuite all'artista anconetano Gino De Dominicis, morto nel 1998 e riconosciuto come uno degli autori più importanti dell'arte italiana del secondo dopoguerra con quotazioni sempre più in rialzo sul mercato. Per tale ragione i pm di Roma ne hanno chiesto il rinvio a giudizio. I quadri ricondotti da Sgarbi a De Dominicis sono stati ritenuti non originali dal nucleo di Tutela del patrimonio artistico dei carabinieri.
Il nome del critico d’arte era finito nel registro degli indagati nell’autunno del 2018 insieme a quello di altre 22 persone; i reati contestati, a vario titolo, erano quelli di associazione per delinquere, contraffazione di opere d'arte e ricettazione. A Sgarbi in particolare, in quel momento presidente della Fondazione Archivio Gino De Dominicis di Roma, ritenuta al centro del giro di opere dell’artista anconetano vendute come autentiche, era stata attribuita dai magistrati la violazione dell’articolo 178 lettera C del codice dei beni culturali e del paesaggio. L’indagine ha portato allora all’arresto di due persone, all’emissione di due divieti temporanei di esercizio dall'attività professionale e al sequestro di oltre 250 opere considerate contraffatte per un valore di oltre 30 milioni di euro.
“Le opere sono tutte autentiche e gli unici falsi sono i magistrati che con esperti incompetenti dichiarano false opere autentiche creando un danno grave all'Arte e all'artista”, ha dichiarato all'AGI Sgarbi, commentando la decisione della Procura di Roma di chiederne il rinvio a giudizio. “Sono felice di essere processato - ha aggiunto il critico d’arte - per poter dimostrare che i giudici sono falsi. Io un giudice l'ho già denunciato al Csm. Chiederò comunque che giudichi la mia posizione il Parlamento perché le mie opinioni sono assolutamente vere. Non accetto che qualcuno possa mettere in discussione la mia credibilità, quindi mi appellerò all'articolo 68 della Costituzione”.