I ricercatori sono tornati ad ‘annusare’ le ‘ultratracce’ dell’Antico Egitto. In seguito alla campagna di indagini preliminari realizzata a luglio 2019, la tomba di Kha e Merit del Museo Egizio di Torino è stata sottoposta ad ulteriori analisi. La ricerca, appena terminata, ha visto protagonisti trenta nuovi reperti di circa 3500 anni fa appartenenti al corredo funerario trovato integro nel 1906 che costituisce uno dei più grandi tesori della collezione egittologica torinese.
All’interno di un progetto di ricerca sovvenzionato dalla Regione Toscana e con l’aiuto dell’azienda Sra, un gruppo di lavoro di chimici dell’Università di Pisa, con la collaborazione degli archeologi e i curatori del museo torinese, ha analizzato in maniera non invasiva, senza prelevare nessun campione, il contenuto di trenta ampolle, vasi e anfore.
Ad essere ‘annusati’ per mezzo di questa tecnologia, sono i composti volatili rilasciati nell’aria in concentrazioni molto basse (ultratracce) dai residui organici che si trovano nei contenitori, per poterne indicare la natura. I soddisfacenti esiti della prima campagna diagnostica, in corso di pubblicazione, hanno convinto ricercatori e staff del Museo Egizio ad ampliare la ricerca ad una più vasta gamma di contenitori appartenenti alla collezione, oltre ad alcune mummie di prossima esposizione in una sala dedicata.
L’esame è stato nuovamente realizzato con uno spettrometro di massa Sift-Ms (Selected Ion Flow Tube-Mass Spectrometry) trasportabile, un macchinario che di norma è utilizzato nel settore medico per quantificare i metaboliti del respiro, e che solo negli ultimi tempi viene impiegato anche nell’ambito dei beni culturali per svolgere analisi preservando l’integrità dei reperti.
Gli esiti delle ricerche saranno perfezionati con indagini svolte in laboratorio con tecniche basate su cromatografia e spettrometria di massa. "Grazie ai promettenti risultati ottenuti durante la prima fase di indagine, che saranno a breve pubblicati su una rivista scientifica internazionale e successivamente presentati al pubblico, abbiamo deciso di effettuare una seconda campagna di misure. L'entusiasmo dello staff del Museo e la disponibilità di Sra, che ci ha permesso di impiegare nuovamente la strumentazione, ci ha permesso di ampliare il numero di campioni analizzati tramite questa metodica innovativa", afferma Ilaria Degano, dell’Università di Pisa.
La ricerca, oltre a Ilaria Degano, ha visto coinvolti il dottor Jacopo La Nasa, la studentessa Camilla Guerrini e le professoresse Francesca Modugno, Erika Rebecchini e Maria Perla Colombini dell’Università di Pisa, il dottor Andrea Carretta della SRA Instruments e Valentina Turina, Federica Facchetti, Enrico Ferraris del Museo Egizio di Torino. L’indagine rientra nel progetto MOMUS – Spettrometria di Massa SIFT portatile e identificazione di Materiali Organici in ambiente Museale, svolto grazie all’aiuto della Regione Toscana e di SRA Instruments, che ha messo a disposizione lo spettrometro di massa e la sua competenza nella realizzazione dell’esperimento.