Sono stati mostrati martedì 1 settembre i primi esiti della campagna di scavi archeologici della Necropoli di contrada San Nicola-Giglia, in territorio di Chiaramonte Gulfi, svolta all’interno dell’iniziativa di collaborazione tra l’Assessorato Beni Culturali e l’Identità Siciliana, rappresentata dall’Assessore Alberto Samonà che ha lavorato mediante la Soprintendenza di Ragusa, l’Università di Bologna, il Comune di Chiaramonte Gulfi e la cooperativa “Nostra Signora di Gulfi”, proprietaria del fondo su cui sta operando l’area di scavo. Le 184 tombe ritrovate fino ad oggi sono di tipo bisome, vale a dire con sepolture doppie, dei sarcofaghi in pietra e tombe terragne, a semplice fossa. L’unica eccezione è rappresentata da una sepoltura che presenta i resti di 13 persone di sesso ed età differenti. L’Università di Bologna, che si è occupata della parte scientifica della campagna di scavi sotto la supervisione della professoressa di Archeologia cristiana e medievale Isabella Baldini, ha realizzato la ricostruzione in 3D del cranio di una donna rinvenuta dentro la tomba numero 55, di cui è stata resa, per merito del software, un’immagine fisica attendibile.
Molte tombe presentano ancora il corredo funerario: olle piccole o medie, coppe, brocche e lucerne fittili, bottiglie e piatti di vetro, oggetti di ornamento personale quali orecchini, anelli con casoni in corniola o a fascia, spille e fibbie.
La Necropoli di San Nicola-Giglia è posizionata in un’area del paese moderno non corrispondente all’antica Akrillai ed è considerata una porzione di un grande insediamento rurale sorto in epoca imperiale, tardoantica e bizantina. La zona ha fornito nel corso degli anni un ingente numero di reperti, segnale dell’importanza dell’abitato situato lungo l’asse di collegamento tra Siracusa e Selinunte, di cui vi sono informazioni continue dal VI secolo a.c. al 1290.
La campagna di scavo ha coinvolto diversi giovani universitari di vari atenei siciliani, impegnati in attività di scavo stratigrafico, di documentazione e rilievo archeologico, sotto la supervisione dell’archeologo Francesco Cardinale.