Foto: 1) L'Opera al Crico Massimo, prove del Rigoletto. Foto credit: Kimberley Ross; 2) Roberto Frontali (Rigoletto), regia di Damiano Michieletto. Foto credit: Kimberley Ross; 3 e4) Il regista Damiano Michieletto durante le prove del Rigoletto. Foto credit: Yasuko Kageyama-Teatro dell'Opera di Roma;
La prima del Rigoletto di Giuseppe Verdi il 16 luglio alla presenza delle maggiori cariche dello Stato, il Presidente della Repubblica Sergio Mattarella, la Presidente del Senato Elisabetta Casellati, il presidente della Camera Fico, il Ministro dei Beni Culturali Dario Franceschini, il Presidente della Regione Lazio Zingaretti. E illustri ospiti internazionali, gli ambasciato in Italia di Stati Uniti, Francia, Germania, Spagna, Inghilterra accolti dal sindaco di Roma nonché Presidente della Fondazione Opera di Roma Virginia Raggi. Fra i primi teatri al mondo il Teatro dell’Opera di Roma apre la stagione estiva con una nuova produzione del Rigoletto nel teatro all’aperto al Circo Massimo costruito appositamente in tempi brevissimi. Posti a sedere per 1400 persone, quattro ingressi differenziati per entrare e uscire, un palcoscenico di 1500 mq, il triplo di quello del Costanzi e molto più grande di quello di Caracalla che è di mille metri. Spazi rispettosi delle norme anticovit e tali da garantire al pubblico, ai musicisti, agli interpreti, al coro, ai tecnici tutti, condizioni di massima sicurezza. “Una grande sfida vinta, un segno di vitalità”, per il soprintendente Carlo Fuortes, che non nasconde la propria soddisfazione. Un avvenimento che scalda il cuore non solo degli appassionati melomani, ma di tutti i romani, anzi di tutti gli italiani fiduciosi di riconquistare l’agognata normalità. Torna a Roma, diretta dal Maestro Daniele Gatti, l’opera dal vivo con l’orchestra e i cantanti in scena, non in forma di concerto.
Molte le novità e le soluzioni studiate dal regista Damiano Michieletto per superare le limitazioni imposte dalla norme vigenti e realizzare uno spettacolo totalmente nuovo. Non solo per le distanze fra i cantanti che non potranno toccarsi e se devono scambiarsi qualcosa lo faranno con i guanti, ma per l’impostazione stessa dello spettacolo che rompe i rigidi schemi della messa in scena lirica per una soluzione che mescola linguaggi e stili. Una scelta decisa che certamente farà discutere. ”Tutto è cominciato martedì 16 giugno con le prove a Cinecittà”, dove sono rimasti tre settimane, racconta Michieletto. “Di fronte ai problemi, occorreva sdoganare certe etichette, uscire dai cliché, trovare nuovi modi di comunicare rispettando certe norme”. E così ha recuperato certe idee, certi materiali e in collaborazione con Indingo film con cui aveva già lavorato, ha mescolato il linguaggio della scena a quello cinematografico. La presenza delle immagini. Al fianco del regista Carla Teti per i costumi e Paolo Fantin per le scene. Indigo film ha pensato di realizzare anche un documentario d’autore, affidato alla regia di Enrico Parenti, che racconterà l’opera nel suo farsi, le ragioni che hanno condotto Michieletto e i suoi collaboratori a creare una narrazione divisa in due mondi, uno realista in cui si compie la tragedia e uno onirico e psicologico in cui di dà spazio alle ossessioni, alla disperazione, ai sensi di colpa.
Il pubblico in teatro avrà di fronte tre forme di comunicazione in contemporanea, i cantanti sul palco, un maxischermo di 20 metri per 8 sullo sfondo dove verranno proiettate in diretta le immagini riprese da tre operatori sulla scena e 20 piccoli video che interrompono le riprese live (registrati a Cinecittà), e raccontano sogni, ricordi, suggestioni legati ai personaggi della vicenda che è notissima. Amore e morte, purezza e libertinaggio, vendetta, deformità fisica come stigma del destino, affetto filiale portato all’estremo, tanti gli elementi che affascinano in “Rigoletto”, l’opera che costituisce con “Il Trovatore” e “La Traviata” il primo titolo della cosiddetta “Trilogia popolare”. “Una tragedia della vita reale, senza riscatto, senza perdono né misericordia”, scrive Silvia Corbetta. Un’opera popolarissima, che ebbe un successo immediato fin dalla prima alla Fenice di Venezia nel 1851.
La storia tragica del buffone di corte, che vuole difendere la sua bellissima figlia Gilda dalle grinfie del fedifrago Duca di Mantova, viene ambientata dal regista in un immaginario humus criminale fra l’Italia e il mondo slavo e sbalzata nel presente, negli anni Ottanta, fra automobili, giostre e una roulotte dove Maddalena, altra preda del Duca si prostituisce.
Alla direzione d’orchestra il maestro Daniele Gatti che vede in “Rigoletto” uno dei grandi capolavori di Verdi, la sua opera più moderna, che sembra scritta di getto, ma che il compositore meditò a lungo. E preferisce non parlare di sfida, ma di un impegno. “La cosa fondamentale – dice – è che l’Opera di Roma è qui, noi siamo qui tra i primi a tornare a incontrare il pubblico con un’opera di forma scenica e non in forma di concerto. Il distanziamento – prosegue - può stimolare la fantasia di un regista e di un direttore d’orchestra senza costringerli a modificare l’impianto originale. Sarà una sorpresa per me e per il pubblico vedere come potrà funzionare questo nuovo Rigoletto”.
Nel cast il baritono Roberto Frontali, che sostituisce l’indisposto Luca Salsi, nel ruolo di Rigoletto, il tenore Ivan Ayon Rivas nei panni del Duca di Mantova, Rosa Feola è Gilda, il basso Riccardo Zanellato è Sparafucile, il contralto Martina Belli la seduttiva Maddalena. Il coro è guidato da Roberto Gabbiani, i movimenti coreografici sono firmati da Chiara Vecchi.
I biglietti per la stagione esùùtiva 2020 al Circo Massimo sono in vendita presso la biglietteria e sul sito del Teatro dell’Opera di Roma.
Per informazioni: www.operaroma.it