I Longobardi raggiunsero l'Italia settentrionale dall'Ungheria e si insediarono progressivamente nei nuovi territori. A rileggere e a supportare le conoscenze storiche sulla migrazione della popolazione germanica in Italia è un nuovo studio coordinato dal Laboratorio di Paleoantropologia e bioarcheologia della Sapienza, in collaborazione con il Consiglio nazionale delle ricerche (Cnr), l'Università di Parma e quella Cattolica del Sacro Cuore di Milano.
Durante la ricerca sono state ricostruite le dinamiche con cui i Longobardi arrivarono nella nostra penisola dopo la caduta dell'Impero Romano e si stanziarono sul territorio. I risultati del lavoro, pubblicati sulla rivista Scientific Reports, sono stati ottenuti attraverso analisi biomolecolari su denti e ossa di individui rinvenuti nella necropoli di Povegliano Veronese (VR). Nello specifico, la docente della Sapienza, Mary Anne Tafuri e il suo team hanno esaminato la concentrazione di stronzio e ossigeno e dei loro isotopi stabili (atomi con numero di massa variabile) in 39 individui inumati e 14 animali. I due elementi come tutti quelli naturali, hanno una distribuzione ben precisa che può però essere alterata da fattori biochimici e ambientali. “Rilevando questi dati molecolari abbiamo potuto evidenziare all'interno del campione una eterogeneità di valori ed effettuare una suddivisione statistica in tre sotto-popolazioni, distinte da firme geochimiche differenti: gli autoctoni, ovvero coloro che hanno trascorso a Povegliano Veronese tutta la vita; gli alloctoni, che vi arrivano nel corso della vita e gli outliers, individui con valori al di fuori della variabilità osservata nei primi due gruppi” ha dichiarato Tafuri. I ricercatori hanno poi approfondito la provenienza e le dinamiche di mobilità di quella parte di comunità, circa il 26%, che non nacque a Povegliano, ma vi migrò nel corso della vita, comparando i dati isotopici di questo gruppo con quelli di individui provenienti da altre necropoli longobarde. Alcuni valori degli alloctoni della penisola sono risultati compatibili con quelli dei Longobardi sepolti nella necropoli ungherese di Szo'la'd, una delle ultime località occupate prima del loro arrivo in Italia, confermando così la ricostruzione effettuata dagli studiosi.
Inoltre, grazie alle datazioni fornite dalle strutture tombali in cui sono rinvenuti gli individui e dagli oggetti di corredo, è stato possibile distinguere tra sepolture ascrivibili alla più antica fase d'uso della necropoli (fine VI - inizio VII secolo d.C.) e a quelle più recenti (prima metà VII - prima metà VIII secolo d.C.), cioè fra individui appartenenti alle prime generazioni di coloni e a quelle successive. “Abbiamo dimostrato che tutti gli individui alloctoni rinvenuti nell'area sepolcrale di Povegliano Veronese appartenevano alle prime generazioni - aggiunge la docente- in quanto accompagnati da un corredo databile alla prima fase d'uso della necropoli”.
I risultati dello studio, che combina dati archeologici e isotopici, costituiscono un tassello importante nella ricostruzione delle dinamiche di insediamento e di mobilità dei Longobardi nel loro insieme, ma anche sulle modalità con cui questo popolo di guerrieri si è integrato nel contesto di una civiltà, dando vita a una cultura nuova, capace di coniugare la tradizione germanica con quella classica e romano-cristiana.