[Immagini © Gallerie degli Uffizi e Galleria dell'Accademia. 1- Pacino di Buonaguida (Crocifissione); 2- Pacino di Buonaguida (Madonna in Trono); 3- Jacopo del Casentino; 4- Maestro del Crocifisso Corsi]
Uno scambio di opere tra le Gallerie degli Uffizi e la Galleria dell’Accademia si è concretizzato ieri mattina. Tre opere trecentesche sono arrivate alla Galleria dell’Accademia: due trittici di Pacino di Bonaguida e uno di Jacopo del Casentino. Mentre agli Uffizi è arrivato il Cristo Crocifisso del Maestro del Crocifisso Corsi.
Le quattro opere fanno parte di un trasferimento “incrociato”; i trittici, esposti fino al giorno primo nella Sala delle Maestrà degli Uffizi, sono andati ad arricchire la collezione dell’Accademia nella Sala del Duecento e del primo Trecento, accanto ad altre opere di Bonaguida, tra le quali spicca l’Albero della vita con i suoi dodici rami. Il Cristo Crocifisso, invece, è stato sistemato al secondo piano degli Uffizi, precisamente nella sala 2, insieme alla Maestà di Ognissanti realizzata da Giotto, alla Maestà di Santa Trinita del Cimabue e la Madonna Rucellai dipinta da Duccio di Buoninsegna.
Con il trasferimento dei tre trittici, l’Accademia avrà modo di dimostrare e mostrare il suo ricchissimo repertorio, spesso percepita come il museo nel quale è esposto il David di Michelangelo. A dirlo è Eike Schmidt, il direttore delle Gallerie degli Uffizi, che continua: «[…] questa collezione (quella dell’Accademia, ndr) viene valorizzata ancora di più, perché la narrazione storico-artistica sui cosiddetti ‘Masters of the Miniaturist Tendency’ (come li chiamò per primo Richard Offner) si amplia e approfondisce in modo notevole. Portiamo quindi avanti la stessa strategia di decentramento intelligente che abbiamo adoperato con successo per Palazzo Pitti, e che intendiamo estendere anche al museo di San Marco, uno dei più importanti luoghi di cultura al mondo».
I benefici dello scambio colpiscono anche gli Uffizi che, ricevendo il Cristo Crocifisso, vanno a colmare un vuoto che persiste da sessant’anni. «La presenza della Croce dipinta del Maestro del Crocifisso Corsi – ha affermato Angelo Tartuferi, coordinatore della Galleria dell’Accademia e curatore della pittura del Due e Trecento delle Gallerie degli Uffizi - colma infatti una lacuna che agli Uffizi persiste dal 1959, quando la grande croce di Cimabue che era il fulcro dell’allestimento postbellico della sala delle Maestà di Michelucci, Scarpa e Gardella, tornò nel museo della Basilica di Santa Croce». Il Cristo ritorna idealmente dell’edificio per il quale era destinato, ovvero la chiesa di San Pier Scheraggio, inglobata poi negli Uffizi; Tartuferi si augura che il Cristo possa essere riesposto al piano terra delle Gallerie, quando i lavori ai Nuovi Uffizi termineranno e si avrà la totale accessibilità alla chiesa di San Pier Scheraggio.