[Foto: il Presidente di Confturismo-Confcommercio, Luca Patanè]
Diminuiscono i contagi, e con loro l’agitazione, ma si placa anche la voglia di fare viaggi. Se a marzo gli italiani preoccupati per la situazione emergenziale dovuta al Covid-19 rappresentavano l’86%, ad aprile la percentuale è leggermente diminuita fino all’80%, ma il motore dell’economia del turismo non riprende. Il 57% degli italiani dichiara che non farà viaggi dopo la fine della quarantena e il 32% afferma che farà vacanze di 2 o 3 giorni, senza andare molto lontano. Dunque, le vacanze degli italiani avranno con grandi probabilità un impatto molto più ridotto sui consumi.
Questa è la situazione che risulta da uno studio di Confturismo-Confcommercio insieme a Swg sulla tendenza a fare viaggi degli italiani, che dimostra anche un calo della voglia di fare shopping: solamente il 7% degli intervistati lo inserisce tra i propri obiettivi, mentre l’anno scorso la percentuali era del 22%. Solo il 20% degli italiani intende andare in vacanza non appena la situazione di emergenza sarà conclusa; il 15% è incerto a causa delle disponibilità economiche, l’8% ancora non sa se avrà la possibilità a causa di impegni legati al lavoro. Ad elevatissimo rischio si trova, quindi, anche la consueta trasversalità dell’economia del turismo, da cui traggono vantaggio commercio, trasporti locali, cultura e altri settori.
“In questa situazione non intervenire subito e con strumenti efficaci a supporto delle attività del settore e dei consumi, con una ‘manovra sincronizzata su più fronti', vuole dire negare i fondamentali dell’economia e non avere assolutamente chiaro quali sono davvero i settori strategici nel nostro sistema Paese“, dichiara il presidente di Confturismo-Confcommercio, Luca Patanè.
Nel 2019 il turismo in Italia ha registrato 130,2 milioni di arrivi e 434,7 milioni di presenze nelle strutture ricettive, con un incremento di 42 milioni rispetto al 2015. Per quanto la crescita sia stata portata avanti principalmente dal settore extra-alberghiero, le strutture ricettive alberghiere continuano a ricoprire un ruolo fondamentale con più del 64% delle presenze, secondo i dati Istat dell’indagine “Una stagione mancata: impatto del Covid-19 sul turismo”. A livello territoriale è il Veneto ad avere il maggior numero di turisti nell’ultimo anno (16,4% sul totale dell’Italia), seguito da Toscana (11%), Emilia-Romagna (9.3%), Lombardia (9,2%) e Lazio (9%). Per quanto riguarda sul Sud Italia, invece, nessuna regione vede raggiungere una percentuale pari al 5%, ad eccezione della Campania.
L’Italia si trova al primo posto in Europa per il numero di strutture ricettive sul totale Ue, equivalente a più del 30% nel 2018. La grande potenzialità ricettiva italiana è dovuta al grande numero di piccoli servizi extra-alberghieri. Nell’anno 2018, infatti, l’Istat ha rilevato all’incirca 183 mila strutture extra-alberghiere e 33mila strutture alberghiere.