Foto: 1) Chiara Ferragni insieme al direttore Eike Schmidt. 2) Il post con Chiara Ferragni pubblicato sul profilo Instagram delle Gallerie degli Uffizi.
La scorsa settimana Chiara Ferragni, la nota influencer e star di Instagram con oltre 20 milioni di followers, si trovava alle Gallerie degli Uffizi di Firenze per la realizzazione di un photoshoot per Vogue Hong Kong. Terminato il servizio fotografico, l'imprenditrice digitale ha approfittato dell'occasione per effettuare una breve visita del museo fiorentino accompagnata dal direttore in persona, Eike Schmidt. Il tour fatto è stato ampiamente documentato dall'influencer sui propri profili social, ottenendo un buon apprezzamento da parte del pubblico che la segue. Le stesse Gallerie degli Uffizi, sul proprio profilo Instagram, hanno voluto rendere nota la visita della Ferragni pubblicando una foto in cui l'imprenditrice viene immortalata accanto alla “Nascita di Venere” del Botticelli. L'immagine, però, ha subito ricevuto molte critiche: c'è chi ha ritenuto “audace” il paragone tra la Venere e l'influencer, visto che quest'ultima, all'interno della didascalia della foto, viene descritta come “una sorta di divinità contemporanea nell’era dei social”, chi invece ha ritenuto il post una mera iniziativa di marketing che ha leso il prestigio del museo, poiché ha attirato l'attenzione di persone non realmente interessate all'arte e alla cultura e chi, infine, non ha gradito l'immagine perché non prova simpatia, per così dire, verso la Ferragni e non la ritiene in grado di saper apprezzare la bellezza di un capolavoro come quello del Botticelli.
Il direttore Schmidt ha immediatamente risposto alle critiche mosse affermando, in un'intervista rilasciata a La Repubblica, che i commenti negativi contro la Ferragni sono frutto di “snobismo e maschilismo” e che le collezioni del museo “appartengono a tutti, non solo a un’autoproclamata élite culturale, ma soprattutto alle giovani generazioni”; risulta perciò fondamentale, secondo il direttore, usare il loro linguaggio, intercettare la loro ironia e il loro potenziale creativo. Propositi, questi, che sembrano esser stati centrati, visto che, fa notare sempre Schmidt, “le stories di Chiara Ferragni sugli Uffizi hanno avuto 550 mila apprezzamenti in poche ore, per lo più da persone che per la prima volta stabilivano una relazione emozionale col nostro patrimonio. E sotto il nostro post, nell’arco di 24 ore, abbiamo avuto 2 mila critiche, ma anche 30 mila like: se fosse una partita di calcio, sarebbe finita con un 15 a 1”. “L'effetto Chiara Ferragni” si sarebbe manifestato anche direttamente sulle affluenze: in una nota diffusa ieri dalle Gallerie si legge che nell'ultimo week-end i visitatori sono stati il 24% in più rispetto a quelli del week-end precedente, e che, inoltre, i giovani under 26 che hanno visitato il museo fiorentino negli ultimi tre giorni della scorsa settimana sono 761 in più rispetto agli stessi ragazzi che sono accorsi la settimana prima. In verità stabilire con certezza la diretta correlazione tra la visione dei contenuti che ritraggono o raccontano il tour della Ferragni agli Uffizi e poi l'effettiva visita al museo risulta pressoché difficile, anche in considerazione del fatto che molti lavoratori potrebbero proprio in questo periodo usufruire delle ferie estive per viaggiare e acculturarsi e che quindi un maggior numero di presenze possa dipendere anche da un maggior numero di persone con a disposizione del tempo libero. Del resto il celebre museo fiorentino riscuoteva successo anche prima del “caso Ferragni” (è stato il museo più visitato d'Italia nel 2019), per cui credere al fatto che “gli Uffizi non hanno bisogno di Chiara Ferragni, né Chiara Ferragni degli Uffizi”, come puntualizzato da Schimdt, può non richiedere un grande sforzo.
Non è la prima volta che luoghi d'arte o attrazioni culturali incontrano l'interesse di personalità o aziende famose: si pensi al video musicale della canzone “Apeshit” di Beyoncé e Jay-Z girato al Louvre, o a quello del nuovo singolo del cantante Mahmood, “Dorado”, ambientato nel museo egizio di Torino; si pensi anche alla sfilata di Fendi organizzata presso la Fontana di Trevi, dopo che il noto brand ne aveva finanziato il restauro, o ancora alla sfilata di Gucci nelle sale della Galleria Palatina di Palazzo Pitti, in seguito alla donazione di due milioni di euro fatta dalla casa di moda per la riqualificazione del Giardino di Boboli. Tra chi, come lo storico dell'arte Tomaso Montanari in merito al caso Ferragni, si schiera contro le direzioni dei siti culturali che si affidano a brand o a influencer per farsi pubblicità e chi, invece, come il Sottosegretario di Stato per lo Sviluppo economico Stefano Buffagni, crede che l'influencer marketing sia un'ottima risorsa per portare il Made in Italy nel mondo, ciò che risulta davvero importante non è dare ragione all'uno o all'altro schieramento, ma registrare quanto la diffusione dell'arte e della cultura ottenga un effettivo incremento grazie a iniziative come quelle sopraelencate. Intanto Chiara Ferragni ieri ha fatto tappa al Museo Archeologico Nazionale di Taranto accompagnata da Eva Degl'Innocenti, direttrice del MarTa, e da Maria Grazia Chiuri, che dal 2016 è direttrice creativa di Dior, la maison che il 22 luglio in piazza Duomo a Lecce presenterà la nuova collezione Cruise. Chissà se anche per il museo pugliese si parlerà di un “effetto Chiara Ferragni”.