Firmato il decreto di riconferma alla direzione di Brera, il direttore Bradburne si lancia subito alla presentazione del programma delle attività e dei lavori per il prossimi 4 anni del mandato. Ieri ha partecipato alla conferenza stampa, già decisa ad inizio estate e pensata per un probabile passaggio di consegne che invece non c’è stato. Ai giornalisti ha confessato il suo malumore per l’incertezza, fino a ieri, sulla sua riconferma. "Ci sono state delle leggi che volevano smontare la riforma che mi ha portato qui e mi avrebbero reso inutile, tanto da non poter essere la persona giusta per fare questo lavoro. Quindi avevo deciso di lasciare con profonda tristezza”. "All'inizio di agosto non mi aspettavo che il futuro direttore di Brera sarei stato io. Mentre oggi questa conferenza stampa e' un passaggio di consegne a me stesso", ha scherzato; spiegando poi la sua visione: "Una delle cose importanti della riforma del 2014 a firma di Franceschini, quella che mi ha portato qui, era ridare l'autonomia ai musei e permetteva di rimettere il museo nel cuore della sua citta' e questa e' una cosa che ho molto a cuore. Questa e' una visione del museo molto diversa da quella che hanno posto gli altri" ha spiegato. "Il ritorno sul territorio e il turismo sono conseguenze ma non potranno mai essere il nostro scopo, il nostro scopo e' servire la comunita'. Se vengono i turisti sono felice ma non possiamo pensare che l'unica misura della qualita' di un museo siano i visitatori o i turisti. Questi vengono solo se un museo e' amato dalla propria citta'" ha concluso. Poi ha affrontato il tema della nuova Brera con l’inclusione di Palazzo Citterio destinato a diventare “Brera Modern”: “Sul progetto di Palazzo Citterio dove sorgera' 'Brera Modern', "stiamo lavorando con la certezza di andare avanti, mi aspetto una conferma e non mi attendo nessun ostacolo. Non credo che il ministro della Cultura, Dario Franceschini contraddira'" le decisioni del suo predecessore, Alberto Bonisoli”. Il Mibact ad agosto aveva approvato il progetto di restauro del Palazzo secondo le nuove indicazioni del direttore, in quanto l'intervento della Sovrintendenza non aveva tenuto conto delle esigenze museali (come ad esempio per la parte che riguardava la climatizzazione o la scala d'ingresso). "Siamo pronti, abbiamo un comitato scientifico e stiamo lavorando sui documenti per mettere a gara". ha aggiunto Bradburne. "Quanto ai tempi tecnici delle gare, questi dipendono da fattori che non possiamo prevedere - ha fatto presente -: per la nostra parte siamo pronti per affidare i pacchetti. Prevedo pero' non un tempo infinito anche se non posso promettere una data certa". L'orizzonte comunque per l'apertura della nuova ala di Brera e' "l'inizio del 2021" ha auspicato. Mentre sul contenuto delle sale ha precisato: "Non possiamo pretendere piu' di sviluppare l'arte contemporanea, non c'e' piu' tempo, e non vogliamo fare un secondo Museo del Novecento. Ma possiamo sviluppare il collezionismo milanese a partire dalle raccolte Jesi, Vitali, Mattioli, e Jucker, di cui spero che arrivi qualche opera”.
Infine le questione del trasferimento del Cenacolo Vinciano sotto la gestione di Brera prevista da un decreto ministeriale firmato dall'ex ministro Alberto Bonisoli lo scorso 13 agosto, in piena crisi di governo, poi congelato dal ministro Franceschini. Lo scopo di riunire le due istituzioni era di fare in modo che gli introiti consistenti dell'opera Leonardesca rimanessero allo Stato (Brera e' un museo statale) e non rientrassero in un eventuale piano dell'Autonomia regionale, qualora fosse stata approvata la riforma. Questo pero' avrebbe privato il sistema Regionale dei musei lombardi di una fonte di sostentamento importante. Attualmente comunque "siamo in un limbo amministrativo e attuativo - ha spiegato Bradburne - il decreto attuativo e' congelato, amministrativamente non ci sono stati cambiamenti e stiamo tutti aspettando". "Non mi aspetto di avere il Cenacolo in gestione: se arriva, lo prendiamo e lo organizziamo secondo la mia idea. Siamo pronti ad accettare la decisione per come sara' presa", ha aggiunto. Secondo Bradburne, se l'opera piu' importante del genio di Vinci dovesse arrivare sotto la gestione di Brera pero' "non farebbe la Grande Brera ma farebbe la Grande Milano, perche' il compito e' ridarlo alla citta', visto che ci sono tanti milanesi che non l'hanno mai visto" ha concluso.