Come fare a distinguere opere d’arte false dagli originali senza essere esperti d’arte? Quali sono gli artisti più contraffatti? Quanto vale il mercato nero del falso nell’arte? A queste e a molte altre domande risponde la mostra In difesa della bellezza, organizzata presso il foyer dell’Aula Magna della Scuola di Lettere Filosofia e Lingue dell’Università Roma Tre e visitabile fino al 18 dicembre.
L’arte materica di Burri con il suo Sacco, quella tecnologica e multimediale di Schifano, quella espressionista di Sironi, quella futurista e rivoluzionaria di Balla e quella del macchiaiolo Fattori con la sua Maremma toscana. Sono solo alcune delle 108 opere sequestrate dai Nuclei del Comando Carabinieri per la Tutela del Patrimonio Culturale (TPC) ed esaminate da studenti, docenti ed esperti del Laboratorio del falso dell’Università Roma Tre ed esposte nella mostra insieme ai primi esiti delle indagini su di esse.
“Una mostra prodotta dal Laboratorio del falso che esalta le attività dei nostri master dedicati alla tutela del patrimonio culturale, che sono a loro volta dei modelli di dialogo tra scienze umanistiche e scienze applicate, nonché di collaborazione tra l’istituzione universitaria e l’Arma dei Carabinieri”, ha affermato il Rettore Luca Pietromarchi.
In occasione dei cinquant’anni d’istituzione del Comando Carabinieri per la Tutela Patrimonio Culturale il Rettore Pietromarchi ha consegnato al Comandante dei Carabinieri TPC la targa al merito per il lavoro svolto.
“L’arte ha un valore che trascende qualunque stima economica, è l’espressione della creatività umana, un sentiero luminoso che illumina il cammino della Storia. Alterare quel valore è gettare il buio sulla luce. Perciò ritengo che il “Laboratorio del falso” sia uno strumento prezioso, un’iniziativa lodevole e intelligente che va portata avanti con il massimo impegno”, ha dichiarato il Gen. B. Roberto Riccardi, Comandante dei Carabinieri per la Tutela Patrimonio Culturale.
Non solo dipinti su tela, tavola, carta, ricami, ma anche lavori ispirati al sacro e alla cultura giapponese e proiezioni in 3D in un’area multimediale specifica, gestita dal Laboratorio geocartografico “Giuseppe Caraci” del Dipartimento di Studi Umanistici di Roma Tre.
L’eterogeneità dei materiali falsificati utilizzati, appartenenti ad epoche ed aree geografiche diverse (avori, superfici dipinte, leghe metalliche, pietre dure), ha richiesto un approccio d’analisi diversificato che integrasse diagnostica umanistica e tenico-scientifica. Dalla falsificazione di reperti archeologici (ceramiche, bronzetti, monete, affreschi) a quella di opere di artisti contemporanei, che fanno riferimento alla storia dei popoli euro-mediterranei, fino alla complessa questione della contraffazione di oggetti tipici del mondo asiatico, il percorso espositivo si divide in sette sezioni: 1) Un fenomeno da contrastare ad ampio raggio; 2) Autentici, falsi, pasticci; 3) Oltre i confini disciplinari: lo sguardo sull’opera e dentro l’opera; 4) La difficoltà di distinguere tra vero e falso; 5) Simulare cronologie, materiali e tecniche; 6) Danni culturali e danni economici del falso nell’arte: casi di studio; 7) Il “peggio” e il “meglio” tra i falsi in mostra.
La presenza di opere firmate dallo stesso artista ha reso possibile un’analisi comparata dei dati. Un’attenzione particolare è stata dedicata ad alcune tecniche di realizzazione, come l’esame grafologico delle firme o di altre iscrizioni poste sul retro delle opere. Attraverso dunque la messa a disposizione di queste informazioni e la visione delle opere della mostra il visitatore avrà la possibilità di cogliere tutti i principali aspetti di un fenomeno complesso che è necessario conoscere a fondo per non farsi ingannare.
Il “Laboratorio del falso”, fondato presso il Dipartimento di Studi Umanistici (DSU) – Università degli Studi Roma Tre, lavora insieme ai Laboratori del Dipartimento di Scienze (Spettroscopia Raman, LIME, lasr3) della stessa università, con enti esterni (INFN – Laboratori Nazionali di Frascati, Roma, e Laboratori Nazionali del Sud, Catania; ArsMensurae), con Uffici del ministero per i beni e le attività culturali e per il turismo, con la Pontificia Commissione di Archeologia Sacra e nell’ambito del Distretto Tecnologico beni e attività culturali (DTC) della Regione Lazio.
Hanno preso parte al reperimento dei materiali, alla preparazione dei sussidi didattici e nella comunicazione dei contenuti della mostra studenti e docenti di Master di secondo livello presso l’Università degli Studi Roma Tre, Dipartimento di Studi Umanistici (“esperti nelle attività di valutazione e di tutela del patrimonio culturale” e “strumenti scientifici di supporto alla conoscenza e alla tutela del patrimonio culturale”), di Corsi di Alta Formazione presso l’Università degli Studi Roma Tre, Dipartimento di Scienze (“Diagnostica per i beni culturali”) e presso l’università della Tuscia, Dipartimento di Scienze Umanistiche, della Comunicazione e del Turismo (Storyteller e content curator. Strategie narrative per la valorizzazione del patrimonio culturale”).