Foto: Vittorio Colao
Un documento che raccoglie i punti salienti per far ripartire l’economia e cambiare il volto del Paese. Il lavoro intitolato “Iniziative per il rilancio - Italia 2020-2022“ potrebbe costituire una fonte della sintesi che il presidente del Consiglio sta mettendo nero su bianco in queste ore in vista degli Stati generali dell’economia che inizieranno giovedì a Villa Doria Pamphili.
Sono 6 i macro-settori corrispondenti ai 6 obiettivi principali: Imprese e lavoro come “motore dell’economia”. Infrastrutture e ambiente come “volano del rilancio”. Turismo arte e cultura come “brand del Paese”. Una Pubblica amministrazione “alleata dei cittadini e imprese”. Istruzione, ricerca e competenze “fattori chiave per lo sviluppo”. Individui e famiglie “in una società più inclusiva e equa”.
In particolare per quanto riguarda il Turismo, il Comitato ha avanzato proposte riguardanti sia la necessità di mitigare con la massima urgenza gli effetti del blocco dei viaggi, sia le opportunità di riconfigurazione e rafforzamento a medio termine necessarie per riaccendere un motore della ripresa e soprattutto proteggere, arricchire e valorizzare al meglio un patrimonio unico al mondo.
Bisogna quindi difendere la stagione del 2020 e la percezione internazionale dell’Italia per il rilancio del 2021; garantire la valorizzazione e la gestione ottimale di un settore che presenta complessità – principalmente legate all’estrema frammentazione territoriale e varietà di attività comprese – decisamente uniche. Si immagina quindi un presidio governativo speciale, che abbia in carico il coordinamento del rilancio del settore nel prossimo triennio; valorizzando l’offerta del Paese nonché il patrimonio artistico e culturale. La necessità è quella di agire sul fronte sia delle risorse tramite la creazione di un piano integrato di attrazione dei capitali privati per rafforzare la dotazione dedicata ad Arte e Cultura (ad es. impact investment), sia della governance di gestione degli enti artistici e culturali, sia, infine, sul fronte delle competenze (integrando l’offerta artistica e culturale esistente – ad es. musei – con percorsi formativi universitari o di formazione specialistica).
Rilevante per Confindustria Alberghi, è il tema degli investimenti in ristrutturazioni e riqualificazioni che riannodano i fili di un processo avviato già negli scorsi anni con il tax credit per le imprese alberghiere, che si era bruscamente interrotto. “Un aspetto che resta però aperto è quello delle infrastrutture digitali di prenotazione che oggi vedono il mercato esclusivamente in mano a pochi player internazionali - osservano gli albergatori - una debolezza intrinseca del nostro sistema dell'offerta che, in assenza di un quadro realmente di mercato, vede la capacità delle imprese fortemente condizionata“. Un tema aperto, certamente di difficile soluzione ma che a livello italiano e ancora di più europeo chiede un intervento ormai non più procrastinabile.
“Essere presenti tra i sei ambiti fondamentali per il rilancio è un segnale positivo e i tantissimi spunti presenti nel rapporto rispondono alle innumerevoli richieste e necessità delle aziende. Apprezzabilissimo in apertura, al primo punto, la proposta di escludere il contagio Covid-19 dalla responsabilità penale del datore di lavoro“ dichiara in una nota Confindustria Alberghi. Le misure sono in linea con le esigenze di un settore che è certamente tra i più colpiti dalla crisi e che in questa fase ha bisogno di azioni volte alla protezione dell'occupazione, ma nello stesso tempo può e deve guardare avanti. Bene quindi l'attenzione alla ripartenza con strumenti concreti come la riduzione del cuneo fiscale e della tassazione così come l'intervento sugli affitti. Importante un focus a livello governativo per un'azione di coordinamento e rilancio sulla prospettiva dei prossimi tre anni, e ancora bene il potenziamento della promozione e il coordinamento dell'immagine del Paese all'estero.
“Speriamo solo che questa sia davvero l'occasione per vedere trasformati questi propositi in azioni concrete, e non lasciare tutto, anche questa volta, come semplice slogan”. Scrive Giacomo di Thiene, Presidente Nazionale dell'Associazione Dimore Storiche Italiane-ADSI. “Sono diversi i punti nodali inseriti nelle schede del rapporto che, come ADSI, da tempo stiamo cercando di portare all'attenzione dei governi, attuale e passati. Posso confermare che l'impegno dei privati nell'investire per mantenere, ristrutturare e restaurare ville, palazzi, castelli, giardini che rappresentano la storia dell'Italia non è mai venuto meno. Quello che, però chiediamo alle istituzioni è di riconoscere fino in fondo la specificità di questi beni vincolati, supportando con forme di incentivi, come scritto anche nel rapporto Colao, gli investimenti che costantemente vengono fatti per migliorare la qualità di questo patrimonio.”