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  •  25/06/2020

Il turismo toscano tenta di ripartire per uscire dalla crisi che ha azzerato il mercato per circa 4 mesi ma i dati che emergono da una ricerca commissionata al Centro Studi Turistici da Confesercenti Toscana sono pesantissimi. Nei primi cinque mesi del 2020 nelle strutture ricettive della Toscana si stima che siano arrivati circa 1,5 milioni di turisti in meno con una perdita di oltre 8 milioni di pernottamenti, cioè il 17% delle presenze totali rilevate lo scorso anno.

In base alle informazioni fornite da un campione di 560 imprenditori della ricettività, le stime indicano una contrazione della domanda del 26%. I risultati peggiori per il comparto alberghiero (-31,2%), mentre l'extralberghiero si attesterà al -23%. Le presenze straniere sono stimate al -43,8% e quelle italiane al -8,4%. In valori assoluti sono oltre 6 mln di pernottamenti in meno. Un'estate caratterizzata anche da una minor disponibilità di servizi sul mercato in quanto molte aziende hanno deciso di sospendere l'attività per tutto il periodo estivo; si stima che le strutture ricettive che rimarranno chiuse saranno oltre 1.600. L'11,3% del campione ha scelto di non aprire l'attività per la stagione estiva, mentre lo 0,7% ha dichiarato l'intenzione di cessare l'attività. Le aree/prodotto dove si registra il numero più elevato di scelte di chiusura durante la stagione estiva sono quelle della montagna (20,8%) e le città d'arte (15,7%). Sono molti gli imprenditori che hanno scelto di interrompere l'attività convinti che il mercato non avrà una ripresa. Queste scelte hanno avuto riflessi pesanti sull'economia reale. Si stima che ad oggi siano circa 9 mila gli addetti (fissi e stagionali) senza lavoro e solo una parte protetta dalle misure messe in atto dal Governo. Il 57% degli addetti era attivo nel comparto extralberghiero e il 43% nelle imprese alberghiere. 

In un contesto di forte incertezza chi ha deciso di non riaprire o di interrompere l'attività ha valutato in primo luogo il rischio di una mancata copertura dei costi di gestione (73,1%). Una quota molto più contenuta di imprenditori ha valutato gli squilibri sull'offerta dei servizi che avrebbero determinato le applicazioni dei protocolli sanitari. Evidentemente gli imprenditori che hanno scelto di interrompere l'attività non hanno percepito segnali di ripresa del mercato, ma anzi una chiara riduzione dei volumi di domanda italiana ed estera. Queste scelte hanno avuto riflessi pesanti sull'economia reale. Si stima che ad oggi siano circa 9 mila gli addetti (fissi e stagionali) senza lavoro e solo una parte protetta dalle misure messe in atto dal Governo. Il 57% degli addetti era attivo nel comparto extralberghiero e il 43% nelle imprese alberghiere. L'indagine Cst ha anche affrontato le tematiche legate alla contrazione dell'offerta e secondo le indicazioni ricevute si stima che l'industria dell'accoglienza abbia ridotto la capacità ricettiva di oltre 180.000 posti letto e tra le altre inevitabili scelte gestionali operate dalle imprese si segnala anche il 60% del campione che ha segnalato la riduzione del numero di addetti.

"Per quanto concerne il trend del mercato per il trimestre estivo 2020 - sostiene Nico Gronchi, presidente di Confesercenti Toscana - gli imprenditori sperano nelle scelte di vacanza che faranno gli italiani nei prossimi mesi, anche se le prenotazioni vanno a rilento, frenate sicuramente dalle necessità di cogliere segnali chiari di superamento dell'emergenza sanitaria. Invece, sulla ripresa dei flussi dall'estero oltre il 91% degli intervistati pensa che bisognerà aspettare la fine del 2020". ''In un quadro così complesso e preoccupante - sottolinea Gronchi - l'annuncio di una ipotesi di lavoro da parte del ministro dei Beni e delle attività culturali Dario Franceschini, in sede di commissione Attività produttive della Camera in merito alle iniziative del Governo per sostenere il settore del turismo, di una decontribuzione, per un arco limitato di tempo, per rilanciare il lavoro e la riapertura delle attività ricettive non può che trovarci d'accordo.” 



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