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  •  19/01/2021
Federico Maria Santilli

Un caso risolto ancor prima che venisse aperto. Parliamo del furto del Salvator Mundi custodito nella Sala degli Arredi Sacri all'interno del museo DOMA della Basilica di San Domenico Maggiore a Napoli.

Il quadro, copia di scuola leonardesca del Salvator Mundi attribuito con qualche riserva a Leonardo stesso e poi venduto in un'asta internazionale a 450 milioni di dollari, è stato recuperato lo scorso sabato dagli agenti della Sezione Reati contro il Patrimonio della squadra mobile di Napoli in un appartamento sulla Strada Provinciale delle Brecce di proprietà di un uomo di 36 anni ora sottoposto a fermo per ricettazione. “Un'operazione brillante”, ha commentato il procuratore della Repubblica di Napoli Giovanni Melillo, resa ancora più eccezionale dal fatto che chi aveva in custodia il quadro non sapeva che fosse stato trafugato, dato che, a causa dell'emergenza Covid-19, nessuno da marzo 2020 era più acceduto nello spazio in cui era conservato. Il Salvator Mundi ora è sotto sequestro e sarà affidato alla Soprintendenza che ne verificherà le condizioni.

“La persona arrestata - ha spiegato il capo della Mobile di Napoli Alfredo Fabbrocini - è un incensurato, un insospettabile che ha una attività commerciale e difficilmente avrebbe avuto un interesse diretto a trafugare l'opera. Quando è stato fermato l'uomo ha fornito dichiarazioni poco credibili, ha parlato di un acquisto fatto a un mercatino”. Il quadro è stato trovato sopra un armadio avvolto prima nella carta e poi nel cellophane. È ancora da accertare chi sia l'autore materiale del furto e come e quando abbia agito. “Per noi è una grande soddisfazione aver restituito un bene di così grande importanza per la città di Napoli. Quest'opera, dopo questo ritrovamento, potrà essere ancora più famosa in Campania e in Italia di quanto non lo fosse in precedenza”, ha aggiunto Fabbrocini.

Il Salvator Mundi trafugato fu probabilmente realizzato verso la fine del secondo decennio del Cinquecento da un artista lombardo, seguace dello stile del secondo periodo milanese di Leonardo (1508-1513). Il dipinto fu poi acquistato da Giovan Antonio Muscettola, consigliere di Carlo V e suo ambasciatore alla corte papale, durante una delle sue missioni diplomatiche svolte al Nord, forse proprio a Milano, e collocato nella cappella di famiglia all'interno della Basilica di San Domenico Maggiore.


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