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  •  27/01/2021
Lorenzo Maria Lucenti

Le industrie culturali e creative (ICC) non sono uno dei tanti settori da salvare causa COVID, ma il settore da cui partire per riemergere. È questo che viene affermato, riga dopo riga, dallo studio “Rebuilding Europe: the cultural and creative economy before and after COVID-19” realizzato Ernst & Young e presentato a Bruxelles durante una conferenza stampa del Gesac – Gruppo europeo delle società di autori e compositori.

Quanto hanno perso le ICC nel 2020? Tanto, forse troppo, come ogni settore. Secondo lo studio di Ernst & Young sono stati persi oltre 199 miliardi di euro; solo per musica e spettacolo, un calo che oscilla tra il 75% e il 90%.

643 miliardi di euro, 7,6 miliardi di persone occupate nel settore, 4,4% del PIL dell’UE. Era questo il settore delle ICC. Cresceva velocemente e di tanto rispetto agli altri settori. Dal 2013 si registrava un incremento di circa +2,6%.

Lo studio presentato evidenzia come le ICC debbano essere considerate prima di tutti gli altri, il punto centrale per la ripresa dell’Europa. Tre direzioni: «finanziamento, potenziamento, valorizzazione». È necessario, si legge, un massiccio investimento da parte del pubblico e del privato.

L’Unione europea cosa sta facendo per le ICC? «Il Parlamento Ue – ha dichiarato David Sassoli, presidente del Parlamento europeo - fin dall’inizio si è reso conto degli effetti drammatici della pandemia da Covid-19 sul settore culturale e creativo e ha lottato con le unghie e con i denti per aumentare il budget destinato alla cultura nel piano finanziario pluriennale».

Proprio ieri, il giorno della pubblicazione dello studio, si è tenuto un incontro tra alcuni rappresentati delle ICC, fra cui figura l’ambasciatore culturale Jean-Michel Jarre, e vicepresidenti e commissari dell’Unione europea. Tra quest’ultimi troviamo, i vicepresidenti della Commissione dell’Ue Valdis Dombrovskis, Margaritis Schinas e Dubravka Suica, e i commissari Thierry Breton, Paolo Gentiloni e Nicolas Schmit.

È necessario ripensare al ruolo della cultura, vederla «non soltanto – conclude Sassoli - come uno dei nodi centrali per la ripresa, ma anche come una componente fondamentale per costruire il mondo che verrà dopo il Covid-19».

Tra le file di Gesac compare anche la SIA, membro da luglio 2020. La società ha sostenuto lo studio realizzato da Ernst & Young, perché è importante «fare luce sulla realtà», così il direttore generale SIAE Gaetano Blandini.

Anche Giulio Rapetti Mogol, presidente SIAE, ha affermato che lo studio mette in evidenza come il settore delle ICC sia fondamentale per l’economia in ottica di fatturato e occupazione. Per Mogol, una delle possibili azioni che può favorire la ripresa è il recepimento della Direttiva Copyright: «per garantire una giusta redistribuzione della ricchezza non solo ai grandi nomi della cultura e dello spettacolo, ma soprattutto ai tanti artisti meno conosciuti che possono sopravvivere solo grazie al diritto d'autore».


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