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  •  28/01/2021
Federica Giosi

Foto: 1. Murillo, Madonna del latte, 1675 ca., Roma, Galleria Corsini; 2. Radiografia dell’opera

La figura di un santo, quasi sicuramente di un San Francesco in preghiera, è apparsa durante le indagini diagnostiche effettuate sulla Madonna del latte di Bartolomé Esteban Murillo custodita nella Galleria Corsini di Roma.

La Madonna del latte, detta anche Madonna zingara, era una delle opere più ricercate e ammirate nell’Ottocento dai visitatori che frequentavano la Galleria Corsini e la sua preziosa collezione. Persino lo scrittore Gustave Flaubert nel 1851 restò ammaliato dalla sua rara forza espressiva dedicandole dei versi: “Sono innamorato della Vergine di Murillo della Galleria Corsini. La sua testa mi perseguita e i suoi occhi continuano a passarmi davanti come due lanterne danzanti” scrisse.  

L’opera secentesca – dipinta intorno al 1675 dal pittore spagnolo Esteban Murillo – non nasconde solo bellezza, ma anche le tracce di un saio sotto il drappeggio della veste della Madonna, come emerso nell’ultimo restauro della tela, il terzo intervento nella sua storia.

Un restauro avviato nell’ottobre scorso che, per la prima volta, ha sottoposto l’opera ad una serie di indagini diagnostiche – radiografia, riflettografia IR, analisi multispettrali, fluorescenza a raggi X (XRF) – e a un’accurata opera di pulitura per rimuovere le vernici ossidate e vecchi ritocchi. Il risultato è stata la scoperta della figura del santo al di sotto di quella della Vergine.

“Il riuso delle tele non è una novità, ma qui l’eccezionalità sta nell'impiego di parti appartenenti a una figura precedente riusate come base per il nuovo quadro, come le pieghe del saio del santo che formano il panneggio della gamba della Madonna”, sottolinea Alessandro Cosma, curatore delle Gallerie e responsabile dell'intervento.

Il restauro del capolavoro è stato avviato dalle Gallerie Nazionali di Arte Antica, grazie ai fondi museali e al contributo dei proventi raccolti con la vendita del Vino Civitas, iniziativa promossa dall’Associazione Civita in collaborazione con la Tenuta Caparzo di Montalcino.

I lavori di restauro e ricerca proseguiranno per svelare ulteriori segreti della tela e approfondire la storia collezionistica dell’opera. Tutte le scoperte e le novità saranno presentate a Palazzo Barberini nell’aprile di quest’anno.


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