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  •  03/02/2021
Red

L'emendamento, se approvato, introdurrebbe nell'art. 25 del D.Lgs. 50/2016 (verifica preventiva dell'interesse archeologico) un comma 1 bis che ne stravolgerebbe totalmente il senso. Il comma prevede infatti che, fino a tutto il 2025, tale verifica preventiva sia resa necessaria solo per le aree soggette a tutela negli strumenti urbanistici. In ogni altro comparto diverrebbe sufficiente l'autocertificazione da parte di un progettista abilitato. L’articolo citato nell’emendamento, il 25 del D.L. 50 del 2016, deriva dall’articolo 28 del D.L. 42 del 2004 che al comma 4 stabilisce che “In caso di realizzazione di lavori pubblici ricadenti in aree di interesse archeologico, anche quando per esse non siano intervenute la verifica di cui all’articolo 12, comma 2, o la dichiarazione di cui all’articolo 13, il soprintendente può richiedere l’esecuzione di saggi archeologici preventivi sulle aree medesime a spese del committente”.

L’emendamento al cosiddetto Decreto “Milleproroghe” è stato presentato presso la I Commissione Permanente del Parlamento (Affari Costituzionali, Presidenza del Consiglio e Interni), da un gruppo di parlamentari della Lega per Salvini Premier (Silvana Andreina Comaroli, Massimo Garavaglia, Giuseppe Ercole Bellachioma, Claudio Borghi, Vanessa Cattoi, Emanuele Cestari, Rebecca Frassini, Vannia Gava, Paolo Paternoster).

 Le sigle del settore Archeologia, riunite in un Tavolo di coordinamento, un gruppo che rappresenta pubblica amministrazione, professioni e imprese ed è composto da nove associazioni di categoria (ANA – Associazione Nazionale Archeologi; API – Archeologi Pubblico Impiego; ARCHEOIMPRESE – Associazione delle imprese archeologiche; ASSOTECNICI – Associazione Nazionale dei Tecnici per il Patrimonio Culturale; CIA – Confederazione Italiana Archeologi; CNA – Confederazione Nazionale Artigianato e p.m.i.; FAP – Federazione Archeologi Professionisti; LEGACOOP Produzione & Servizi; Mi Riconosci) esprimono profondo allarme per un emendamento al “decreto Milleproroghe” e  “si appellano ai ministri De Micheli e Franceschini e alle Commissioni Parlamentari competenti, affinché chiariscano nelle sedi opportune gli enormi rischi di questo emendamento non solo nei confronti del patrimonio culturale, ma anche nella realizzazione dei lavori che solo apparentemente vedrebbero una velocizzazione e una riduzione di costi, con un ritorno ad una condizione già tristemente nota di blocco dei lavori in sede esecutiva. 

“Non è chi non veda la gravità della proposta di modifica, che, in nome di una male intesa istanza di "semplificazione", vanificherebbe l'efficacia di una normativa intesa, in primo luogo, proprio a salvaguardare le aree non coperte da vincoli. Si determinerebbero così non solo un inaccettabile vulnus rispetto ai dettami del Codice dei Beni Culturali e del Paesaggio, ma anche una palese contraddizione rispetto a documenti ratificati dall'Unione Europea (Italia compresa), come la convenzione de La Valletta, nella quale si richiede, anzi, l'estensione dell'obbligo delle indagini di archeologia preventiva anche alle opere di privati”. Dichiara Italia Nostra in un comunicato nel quale evidenzia i gravi rischi che l’approvazione dell’emendamento porterebbe. Dalla limitazione di lavoro degli archeologi liberi professionisti, nel campo, delicato e vitale per la tutela e per la ricerca, dell'archeologia preventiva, al  il rischio concreto di accrescere le disuguaglianze fra zone diverse del Paese, poiché solo in una parte delle Regioni sono stati finora adottati i Piani Paesistici. Anche l’intento di "snellimento" e di velocizzazione che sottende la proposta della Lega appare illusorio e in malafede - precisa Italia Nostra - poiché, al contrario, si verificherebbe in molti casi l'interruzione dei cantieri di lavoro a seguito di scoperte archeologiche in corso d'opera, con la conseguenza di allungare i tempi, di far lievitare i costi, ecc., e di rendere, al limite, impossibile il completamento stesso delle opere.

Lo scopo dell’archeologia preventiva è di intervenire prima che i lavori abbiano inizio, in fase di progettazione di fattibilità, dando quindi la possibilità di modificare eventualmente i progetti senza un ulteriore aggravio di costi per la committenza che invece si  genererebbero in conseguenza della necessità di rivedere i progetti in corso d’opera.  L’esatto opposto dell'obiettivo cui mira il "Decreto Milleproroghe", con il quale si asserisce di voler aiutare la ripresa economica del Paese dopo il colpo arrecato dalla crisi pandemica. 

Sia il Tavolo delle Associazioni sia Italia Nostra, sono concordi nel richiedere alla competente Commissione Parlamentare di respingere l'emendamento in questione, attraverso il quale non è possibile attuare le garanzie previste dalla Costituzione e dalla Legge a tutela del patrimonio archeologico nazionale.

Contro l’emendamento si schiera anche Mario Perantoni, presidente della commissione giustizia di Montecitorio e deputato M5S: “L’archeologia preventiva e' sotto attacco. La Lega ne propone la sospensione sino al 2025 con un emendamento al decreto cosiddetto 'milleproroghe', esponendo i lavori pubblici al rischio di paralisi - con relativo aumento dei costi di realizzazione delle opere - e il patrimonio archeologico al pericolo di danneggiamento e distruzione. Un altro emendamento, sempre a firma Lega, prevede l'estensione a tutto il 2022 del silenzio-assenso negli interventi realizzati da privati su beni culturali relativamente ad opere di consolidamento, messa in sicurezza e adeguamento normativo”. "Ma come si puo' pensare - conclude Perantoni - che basti una mera "autocertificazione a firma di un progettista abilitato" per attestare l'assenza di un rischio archeologico?


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