Sono tornati in Sicilia 38 reperti archeologici illecitamente sottratti da un relitto abbandonato sui fondali della Secca di Capistello a Lipari. L'intuizione che i reperti, esposti nell'Allard Pierson Museum di Amsterdam, provenissero dai fondali siciliani, è stata di Sebastiano Tusa, ex assessore ai Beni culturali della Regione Siciliana. Tusa identificò casualmente nel 2015 i pezzi depredati, mentre visitava una mostra allestita proprio al museo di Amsterdam. Da allora è stata avviata con l'istituzione museale olandese una trattativa per riportare i reperti in Italia, che fortunatamente è andata a buon fine. La cerimonia di riconsegna dei reperti alla Soprintendenza del Mare della Regione Siciliana è avvenuta ieri mattina presso l'Arsenale della Marina Regia di Palermo. All'evento erano presenti l'assessore regionale dei Beni culturali e dell'identità siciliana, Alberto Samonà, la Soprintendente del Mare, Valeria Li Vigni, il comandante dei carabinieri del Nucleo Tutela del Patrimonio Culturale di Palermo, maggiore Giangluigi Marmora, e il direttore dell'Allard Pierson Museum, Wim Hupperez.
“Grazie alla competenza di Sebastiano Tusa e all'intervento dei carabinieri, un prezioso pezzo di storia illecitamente sottratto è rientrato in Sicilia e sarà restituito alla collettività. Sono felice di ospitare il direttore del Museo di Amsterdam Wim Hupperez con il quale, sono certo, si troveranno ulteriori fruttuose occasioni per condividere esperienze culturali, nella prospettiva di un rapporto proficuo nel nome della cultura”, ha dichiarato Alberto Samonà durante la cerimonia di restituzione.
Il relitto di Capistello, uno dei siti più importanti per la storia dell'archeologia subacquea in Sicilia, risale al III secolo a.C. ed il suo carico si trova tra i 60 e i 90 metri di profondità. Si ipotizza che sia stato individuato nel 1966 dai sub siciliani Giovanni e Beppe Michelini, Enzo Sole e Santo Vinciguerra, all'epoca cacciatori di corallo e di reperti in mare. Le prime indagini ufficiali, però, risalgono al 1969 e sono state coordinate dall’Istituto Archeologico Germanico di Roma. Purtroppo, durante le prime esplorazioni, persero la vita alcuni sommozzatori, per questo il relitto ha la fama di essere “maledetto”. Soggetto nel corso del tempo a molte depredazioni, il sito, negli anni recenti, è stato sottoposto dalla Soprintendenza del Mare a numerose operazioni di controllo e di tutela grazie anche all'ausilio di mini sommergibili e di subacquei altofondalisti.
Una consistente esposizione di reperti provenienti dalla Secca si può oggi ammirare al Museo Eoliano di Lipari, mentre tutti i reperti che sono stati restituiti dall'Allard Pierson Museum faranno parte di una mostra dedicata a Sebastiano Tusa di prossima organizzazione.