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  •  06/10/2019
Lorenzo Maria Lucenti

Gallerie d’Italia - Palazzo Leoni Montanari a Vicenza ospiterà fino al 26 gennaio 2020 la mostra “Kandinskij, Goncarova, Chagall. Sacro e bellezza nell’arte russa”. L’esposizione è stata curata da Giuseppe Barbieri, Silvia Burini e Alessia Cavallaro in collaborazione con il Centro Studi sulle Arti della Russia dell’Università Ca’ Foscari di Venezia e celebra i vent’anni di attività della sede museale di Intesa Sanpaolo.

Sono 19 le icone russe, facenti parte della collezione di Intesa Sanpaolo, che sono state unite ad altre 45 opere nella mostra “Kandinskij, Goncarova, Chagall. Sacro e bellezza nell’arte russa”. Alcune di queste opere non sono mai state viste in Italia e provengono, per la maggior parte, dalla Galleria Tret’jakov, uno dei più importanti musei d’arte di Mosca, dal museo Yaroslav, dall’Astrakhan, dal MMOMA, dal Museo dello Spettacolo Bakhurshin di Mosca, dal Musée National Marc Chagall di Nizza e dal Museum of Modern Art Costakis Collection di Salonicco.

La mostra si concentra sui principali esponenti dell’arte russa negli ultimi anni dell’Ottocento e primi del Novecento, con riferimento al tema del sacro. Kandinskij, Goncarova, Chagall, sono solo alcuni degli artisti che si sono occupati di questo tema, sebbene le opere non avessero connotati specificatamente religiosi e finalizzate al culto. È vero che l’interesse del mondo russo per le icone si sviluppa nel secondo decennio del XX, ma anche negli anni precedenti c’era attrattiva per l’arte sacra; e infatti si ritrovano esposti protagonisti come Ivanov, Vrubel’, Vasnecov, Nesterov, che, seppure non si ricolleghino direttamente alla tradizione più antica, hanno rappresentato soggetti cristiani e pagani.

Il tratto dominante dell’icona è l’antinaturalismo. I soggetti vengono rappresentati rigidamente, da precise griglie. Quasi sempre sono raffigurati frontalmente e senza linee di movimento. Manca anche la prospettiva lineare. La pittura d’avanguardia, agli inizia del XX secolo, cerca di andare oltre alla mera e semplice rappresentazione del visibile, trovando nella pittura di icone un ottimo modo per farlo. Il popolo russo non percepiva solo esteticamente la natura, ma – Kandinskij arriva in aiuto - una «necessità interiore» che sopraggiunge dalla necessità di sperimentare l’invisibile, il nevidimoe, nel loro quotidiano.

Kandinskij lascia il figurativismo per entrare nell’invisibile, nel mondo delle astrazioni. Goncarova fa sue le immagini dell’antica bibbia, dalla Genesi all’Apocalisse, per comunicarci proprio la fine del mondo. Con Chagall, invece, si scopre il senso mistico del quotidiano, partendo sempre dal testo biblico, riesce a creare un mondo suggestivo.

«[…] nasceva nel 1999 – ha ricordato Giovanni Bazoli, Presidente emerito di Intesa Sanpaolo - la prima sede delle Gallerie d’Italia, subito identificata come “casa delle icone” perché, nell’ambito del grande progetto di valorizzazione delle collezioni d’arte di proprietà della Banca, essa fu destinata a ospitare una delle più importanti raccolte di icone russe presenti in Occidente». È proprio a vent’anni dall’inaugurazione di quella esposizione che è stata presentata questa mostra, con l’intento di promuovere la collezione di Intesa Sanpaolo e documentare come l’arte moderna russa abbia preso ispirazione dall’arte iconografica.

A incorniciare l’esposizione le numerose iniziative rivolte a bambini, famiglie e appassionati d’arte, come incontri musicali e di danza, rassegne cinematografiche e un corso di storia d’arte russa.


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