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  •  25/11/2019
Lorenzo Maria Lucenti

È stata effettuata, lo scorso sabato al J Medical di Torino, la prima tomografia computerizzata con acquisizione “spirale multislice” di una mummia, risalente al 2500 a.C. circa, appartenente al Museo di antropologia ed etnografia dell’Università di Torino. Il progetto approfondirà lo studio sulle mummie egizie e incentiverà gli studi sulla conservazione dei resti umani di interesse storico archeologico.

La mummia in questione è stata scoperta nel 1920 nel sito di Gebelein (Alto Egitto), durante la Missione Archeologica Italia, in cui prese parte il professor Giovanni Marro, medico antropologo, nonché fondatore del Museo di Antropologia ed Etnografia. Attualmente il reperto è conservato al Centro di Conservazione e Restauro della Venaria Reale con altre 23 mummie, appartenenti alla stessa collezione.

«La mummia esaminata – ha spiegato Elisa Fiore Marochetti, egittologa e funzionario della Soprintendenza archeologica alle belle arti di Torino - è tra le più antiche dell'Egitto storico ed è una rarità. Questo tipo di indagine rappresenta senza dubbio una opportunità per lo studio dei rituali funerari delle prime dinastie di cui ancora scarsa è la conoscenza».

La tomografia computerizzata sarà effettuata anche sulle altre mummie della collezione, per dare un contributo significato a diversi ambiti scientifici e contribuire a studi di archeologia, antropologia, bioarcheologia, ecc.

La tomografia computerizzata spirale viene condotta per esaminare le strutture anatomiche del soggetto perché l’esame esterno non è sufficiente, essendo una mummia per definizione avvolta da bende. L’indagine permetterà tra le varie cose di determinare il sesso, l’età del soggetto, le possibili cause della morte e riconoscere segni patologici sullo scheletro e sui tessuti conservati.

«L'esame, inoltre, potrà fornire informazioni sulla presenza o meno degli organi interni – ha sottolineato la prof.ssa Rosa Boano, docente di Antropologia dell’Università di Torino - e di conseguenza chiarire aspetti importanti di ritualità funeraria come, per esempio, l'uso di eventuali trattamenti di imbalsamazione».

Il progetto è segnato da una collaborazione interdisciplinare che coinvolge, in primis, il Museo di Antropologia ed Etnografia dell'Università di Torino, guidato dalla Prof.ssa Cecilia Pennacini, in secundis, il Dipartimento di Scienze della Vita e Biologia dei Sistemi dell'Università di Torino, nelle persone della Prof.ssa Rosa Boano e della Dott.ssa Beatrice Demarchi.

La collezione, inoltre, è tutelata dalla Soprintendenza Archeologia Belle Arti e Paesaggio per la Città Metropolitana di Torino, con la dott.ssa Elisa Fiore Marochetti per lo studio egittologico; il Centro Restauro della Venaria, invece, si occupa del progetto di restauro conservativo con la dott.ssa Roberta Genta, mentre il J Medical, con il dott. Gino Carnazza e il dott. Giacomo Paolo Vaudano, si occupa dell’esame diagnostico, della valutazione e della ricostruzione con immagini tridimensionali.


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