Continua la bufera sulla mostra di Raffaello alle Scuderie del Quirinale alla quale il direttore degli Uffizi, Eike Schmidt, ha concesso il prestito del Leone X senza il benestare del Comitato scientifico degli Uffizi. Il gesto, acuito da precedenti tensioni con la direzione dei Musei del Mibact, ha condotto alle dimissioni dell’intero Comitato.
Al centro della polemica c’è il “Leone X” – tavola ritraente uno dei due papi che contribuì alla fortuna di Raffaello – che il Comitato scientifico aveva inserito nella lista delle 23 opere “inamovibili” degli Uffizi, per le loro condizioni di fragilità e per il loro carattere “fortemente identitario”. Secondo Schmidt – decisamente non dispiaciuto dalle dimissioni del Comitato – il Leone X è da considerarsi un’opera immancabile nell’esposizione delle Scuderie (vista l’eco internazionale della mostra per il cinquecentenario di Raffaello), inoltre le condizioni del dipinto non sarebbero state messe a rischio durante il trasferimento da Firenze a Roma grazie al recente restauro da parte dell'Opificio delle Pietre Dure.
A sostenere il trasferimento a Roma del capolavoro è stato proprio Marco Ciatti, soprintendente dell'Opificio delle Pietre Dure dichiarando che “Dopo il restauro il Leone X di Raffaello è in condizioni perfette, in ottimo stato di conservazione e assolutamente in grado di andare alle Scuderie del Quirinale senza rischio alcuno per la sua salute”.
A prendere le difese di Schmidt è il professor Antonio Tarasco della Direzione generale Musei del Mibact, e professore ordinario di Diritto amministrativo, secondo cui “è al direttore che spetterebbe l’ultima parola sui prestiti”. Tarasco sostiene infatti che le dimissioni del Comitato scientifico appaiano più come un caso politico che scientifico. “Il comitato scientifico non svolge una funzione di cogestione della struttura museale, ma gli compete solo una consulenza tecnica a supporto alle decisioni del direttore. Di conseguenza l'adozione di provvedimenti amministrativi e la responsabilità sono esclusivamente in capo all'organismo direttivo cioè al direttore”. “Non ha senso che il Comitato si offenda al punto da dimettersi – continua Tarasco – perché nessuno aveva mai richiesto al Comitato di decidere in ordine al prestito. Ribadisco che quella del Comitato è una funzione di consulenza che non può spingersi fino al punto di co-decidere la politica dei prestiti statali. Questo non è previsto in nessuna fonte normativa”. Tarasco ha inoltre chiarito che la scelta del direttore tedesco sarebbe una semplice deroga al provvedimento amministrativo del Comitato (lista delle opere inamovibili), e non una sua violazione, limitatamente ad un caso particolare come la mostra alle Scuderie del Quirinale.
D’altra parte, i quattro componenti del Comitato scientifico hanno sottolineato la legittimità della loro scelta nella lettera di dimissioni in cui sostengono che essere stati “occupati per mesi nella stesura di liste poi inapplicate vanifica l’esistenza stessa del comitato. Pensiamo che le dimissioni collettive del comitato scientifico del più importante museo italiano renda ineludibile un ripensamento e una ridefinizione del ruolo dei Comitati Scientifici nel governo dei musei autonomi”. La decisione quindi pone in dubbio l’esistenza stessa dei Comitati voluti dal ministro del Mibact Dario Franceschini con la Riforma del 2014.
La situazione è stata aggravata dalla dichiarazione provocatoria di Schmidt “il comitato che si è dimesso non ci mancherà”, a cui le senatrici del Movimento 5 Stelle in commissione Cultura hanno risposto definendola inopportuna e offensiva “Il messaggio culturale che emerge appare francamente pericoloso, perché può lasciare intendere che il lavoro e il ruolo dei comitati scientifici sia inutile e bypassabile in ogni caso”.
Mentre lo scontro continua, la mostra di Raffaello alle Scuderie del Quirinale di Roma, resiste alla bufera sul caso Leone X (giunto a Roma) e all’allerta Coronavirus, confermando l’apertura del 5 marzo.