"Il punto è molto semplice: niente corridoi, accordi bilaterali o concorrenza. Non servono a niente. Dobbiamo scrivere protocolli comuni per la valutazione del rischio e garantire il libero spostamento dei turisti nell'area Schengen: se a Rimini arriva un turista da Monaco o da Milano, dev'essere la stessa cosa. E lo stesso per un italiano che va in Germania. Non può esserci una differente valutazione del rischio tra gli Stati. L'Europa l'altro ieri ha dato un segnale in questo senso: io e i ministri Di Maio e Amendola siamo impegnati in questa direzione". Lo dichiara il ministro per i Beni e le Attività Culturali e per il turismo, Dario Franceschini, che in un’intervista a “ll Fatto Quotidiano”, incoraggia l’Ue a non discriminare sulla base dello Stato di provenienza. Il Ministro per i Beni e le attività culturali, inoltre, si riferisce direttamente alla Germania, che ha riaperto i confini ma non a Italia e Spagna.
Il Ministro fa riferimento, in particolare, alla creazione di un corridoio tra Austria e Germania che porti i turisti sulle spiagge della Croazia. Per quanto sia comprensibile che ogni Stato cerchi di risollevarsi economicamente in vista della stagione estiva, il Ministro afferma con forza la necessità di evitare accordi bilaterali che andrebbero a penalizzare in primis l’Italia, a maggior ragione considerato il suo primato nel settore turistico.
Queste dichiarazioni sono alla base del piano di riapertura dei confini messo in atto da Franceschini insieme al titolare della Farnesina Luigi di Maio e alla ministra dei Trasporti Paola de Micheli, per garantire che i viaggiatori europei possano recarsi in Italia, a partire da giugno. Si tratta di dare vita a “partnership turistiche” simili a corridoi. Secondo quanto trapela da fonti governative, il piano punta sui rapporti con Gemania, Russia e Cina. La Commissione europea ha proposto un quadro di riferimento valido per tutti, per non creare discriminazione sulla base della provenienza geografica, realizzando, ad esempio, nel caso dell’Italia, differenziazioni tra regione e regione, privilegiando per le vacanze regioni poco colpite dal Covid-19.
Nonostante le proposte, un piano di questo tipo sembra di difficile attuazione, data la posizione del cancelliere austriaco Sebastian Kurz, il quale dichiara che non vi sono, ad oggi, possibilità di riapertura dei confini con L’Italia. Dello stesso avviso sono la Francia e la Svizzera. La Germania, invece, afferma che non essendoci un confine diretto, la scelta finale è affidata ad altri Stati.
Franceschini chiede progetti singoli dell’Italia, con vari colloqui bilaterali con il commissario europeo al turismo e con i diversi ministri dei singoli Stati, con documenti scritti per ottenere norme uniformi a livello europeo per oltrepassare le frontiere, onde evitare che ci siano accordi bilaterali tra paesi. Tutto questo senza escludere il controllo totale del dato epidemiologico dei singoli stati.
La Commissione europea ha presentato alcune indicazioni per permettere una riapertura graduale delle frontiere tra i paesi della zona Schengen, con il fine di incoraggiare le persone a riprendere a viaggiare e salvaguardare il turismo. Nello specifico, il pacchetto proposto dalla Commissione europea comprende: una strategia complessiva per una ripresa nel 2020 e oltre; un approccio condiviso per la ripresa della libera circolazione e l’annullamento delle restrizioni ai confini interni dell’UE con modalità graduali e coordinate; un progetto per garantire il graduale reinserimento dei trasporti, che permetta la sicurezza dei passeggeri e del personale; azioni volte a garantire che i buoni viaggio rappresentino per i consumatori una soluzione possibile rispetto al rimborso in denaro; criteri per il ripristino progressivo e in sicurezza delle attività turistiche e per la messa in atto di protocolli sanitari per le strutture ricettive. In questo periodo di emergenza sanitaria è sorta la nuova piattaforma UE, Fit for Future, con l’obiettivo di semplificare le regole per le persone e le imprese che si accingono a ripartire. Infine, la Commissione Europea ha richiesto la proroga di alcune misure fiscali, ad esempio l’entrata in vigore del Pacchetto IVA in materia di commercio elettronico al 1° luglio 2021 (in origine previsto per il 1° gennaio 2021).