A cinque anni dalla morte di Umberto Eco (19 febbraio 2016), la Corte dei conti ha dato il via libera all’acquisizione da parte del Ministero dei Beni Culturali delle collezioni librarie dello studioso. La Biblioteca di Eco verrà divisa tra la Biblioteca Universitaria di Bologna – che ne acquisirà i testi moderni – e la Biblioteca Braidense di Milano – che accoglierà la parte antica della collezione.
Grazie all’acquisizione del Mibact, la biblioteca moderna e l’archivio di Eco verranno affidati (in comodato d’uso per 90 anni) all’Alma Mater di Bologna, dove verranno custoditi in un’ala dedicata della Biblioteca universitaria, per avviare un progetto di studi, mentre la Biblioteca Braidense di Milano custodirà e digitalizzerà la collezione di libri antichi: 1200 volumi, fra cui 36 incunaboli e 380 volumi pubblicati fra il ’500 e l’800, che Eco stesso aveva rinominato “Bibliotheca semiologica curiosa, lunatica, magica et pneumatica”.
Si chiude così una complicata vicenda – che, dal 2018, aveva portato gli eredi di Eco ad appellarsi contro il vincolo di indivisibilità del patrimonio librario dell’autore – e inizia un percorso esplorativo nella mente di uno dei più grandi studiosi italiani: semiologo, filosofo, accademico e scrittore che proprio 50 anni fa, presso l’Università di Bologna, partecipò alla creazione della facoltà Dams (discipline delle arti, della musica e dello spettacolo), di cui quest’anno si festeggia l’anniversario.
Un progetto, quello bolognese, volto ad indagare e acquisire la conoscenza dell’accademico ripercorrendo la biblioteca che ne ha formato il pensiero, oltre 30 mila volumi – frutto della grande passione bibliofila di Eco – che ora diventano strumenti necessari a tutti gli studiosi e, in particolare, a coloro che fanno parte del Centro studi dedicato a Eco. Come afferma il direttore del Centro, Costantino Marmo: “Un lascito enorme e inestimabile, sarà come entrare nel suo studio”.
“I libri che Eco ha letto, che ha sfogliato, che contengono i suoi appunti e le sue schede di lettura – ha spiegato Francesco Ubertini, rettore dell’Università di Bologna – saranno oggetto centrale di un grande progetto di studi: potremo così capire quali sono i punti di attenzione che Eco portava verso i testi fondamentali che hanno accompagnato il suo percorso di lavoro”. L’obiettivo è quello di “costruire un grande atlante mentale che corrisponda a quell’universo di pensiero che Eco ha costruito lungo tutta la sua vita” conclude il rettore.
Eco ha sempre amato i libri, oggetto simbolico del suo percorso intellettivo, li ha studiati, scritti, e poi curati ricoprendo il ruolo di direttore editoriale della casa editrice Bompiani e presidente de La Nave di Teseo. Ma cosa si nasconde nella Biblioteca di Umberto Eco? Libri disparati che hanno trovato spazio anche nei suoi romanzi come l’Arbor vitae crucifixae di Ubertino da Casale (fra i personaggi de Il nome della rosa) ma anche il Malleus Maleficarum, manuale degli inquisitori; ci sono poi quelli usati per L’Isola del giorno prima come le opere geografiche dell’antichità (Pomponio Mela, Tolomeo) e del Rinascimento; o uno dei suoi volumi preferiti Peregrinatio in terram sanctam di Bernhard von Breyenbach, del 1490, libro che aveva definito “sublime per le sue incisioni su molti fogli ripiegati”.
Attraverso la sua biblioteca, il professore potrà “tornare a casa”, nell’Università di Bologna dove ha insegnato per più di 40 anni.