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  •  31/08/2022
Ilaria Inchingolo

Dopo la recente notizia del ritrovamento di un’urna cineraria a capanna del IX sec. a.C. Vulci, il parco archeologico più grande dell’Etruria meridionale, continua a sorprendere. Gli scaviavviati nel 2021, guidati da Mariachiara Franceschinidell’università di Friburgo e da Paul Pasiekadell’Università di Mainz in collaborazione con la Fondazione Vulci diretta da Carlo Casi e la Soprintendenza Archeologia, Belle Arti e Paesaggio per la provincia di Viterbo e per l’Etruria meridionale guidata da Simone Carosi, funzionaria archeologa, hanno infatti rinvenuto un nuovo tempio.

Nel 2020 l’uso del georadar nell’ambito dell’iniziativa Vulci Cityscapeaveva ritrovato nella zona nord-occidentale del luogo strutture murariedi circa 43 metri per lato. Le ricerche archeologiche hanno portato alla luce imponenti blocchi di tufo che costituivano il basamento del tempio, probabilmente dedicato a Minerva, di cui però non si è mantenuto l’alzato. In un’ipotesi ricostruttiva, gli archeologi riflettono su una struttura molto somigliante a quella del cosiddetto Tempio Grande.

La nuova struttura sacra ritrovata è grande 45×35m ed è situata vicino al Tempio Grandee al Foro, facendo pensare ad una vasta zona di culto. Gli elementi trovati fino ad ora nel corso dello scavo consentono di collocare temporalmente il tempio tra la fine del VI e l’inizio del V sec. a.C. mostrando vari stadi di uso della zona fino all’abbandono e spoliazione del tempio in epoca romana.

La professoressa Franceschini afferma che gli elementi ad oggi ritrovati spaziano “dall’Età del Ferro alla tarda Età Imperiale”, di cui “numerosi importi, soprattutto dall’Attica e produzioni locali di buccheri, ceramica etusco-geometrica ed etrusco-corinzia, ma anche produzioni locali da ricondursi all’età villanoviana e all’orientalizzante, che confermano la vivacità dei rapporti di scambio tra Vulci e il Mediterraneo e della ben nota produzione locale nei secoli”.


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